L’Italia domina la costruzione di yacht di lusso, ma è fanalino di coda nella digitalizzazione. Una startup italiana prova a ribaltare il paradigma con una tecnologia rivoluzionaria nata dall’esperienza di chi ha vissuto il mare davvero.
Nel 2025, l’Italia è ancora leader mondiale nella produzione di grandi yacht, con oltre il 60% della quota globale, ma resta in ritardo su un fronte strategico: l’innovazione digitale. Eppure, è proprio tra le onde del lusso che si sta muovendo una rivoluzione silenziosa, guidata da chi il mare lo conosce dentro e fuori. SailAdv, azienda fondata da Giovanni Palamà, ex velista professionista e ingegnere navale, sta ridisegnando il concetto stesso di navigazione, portando intelligenza artificiale, sensori, automazione e analisi predittiva a bordo degli yacht.
Il settore nautico è ancora fortemente artigianale, ma i cantieri sono sempre più dei sistemi di assemblaggio complessi, che mettono insieme elementi altamente tecnologici, spesso forniti da decine di partner. In questo ecosistema frammentato, SailAdv propone una visione sistemica: considera l’imbarcazione come un “organismo vivente”, monitorato in tempo reale attraverso centinaia di parametri tecnici, da rollio e beccheggio a temperatura, potenza, vibrazioni e consumo dei motori.
Il cuore della tecnologia è una rete modulare di nodi intelligenti posizionati nei punti nevralgici dello yacht – dalla plancia alla sala macchine – in grado di dialogare tra loro senza la necessità di nuovi cablaggi. Il risultato? Un elettrocardiogramma continuo dell’intera imbarcazione, con dati che possono essere utilizzati per ottimizzare la navigazione, prevenire guasti e adattare l’esperienza di bordo alle preferenze dell’armatore.
Holter marino e controllo remoto: l’AI che resta a bordo anche dopo la consegna
SailAdv non si limita al test in mare. I dati raccolti vengono monitorati anche dopo la consegna dello yacht, grazie a un sistema che funziona come un holter cardiaco installato a bordo. Questo strumento rileva in tempo reale l’uso effettivo dell’imbarcazione e fornisce servizi personalizzati basati sulle abitudini dell’equipaggio, le esigenze del comandante e le aspettative dell’armatore.
L’obiettivo è il controllo remoto bidirezionale, che consente non solo di osservare ma anche di intervenire da terra sui sistemi di bordo. Una visione che non è fantascienza, ma frutto di ricerca reale e continua collaborazione con i cantieri: Ferretti, Azimut-Benetti, Sanlorenzo sono solo alcuni dei nomi che hanno già aderito.

L’approccio di SailAdv è quello dello speculative design thinking, cioè un dialogo continuo con progettisti e comandanti per integrare la tecnologia nei processi già esistenti, non come semplice gadget, ma come strumento di trasformazione.
Ogni progetto parte da un’esigenza: sostenibilità, esperienza di navigazione, gestione della flotta, e si costruisce insieme al cantiere, tenendo conto dell’intero ciclo di vita della barca. I dati raccolti nel tempo diventano una risorsa preziosa per tutti gli stakeholder: dal comandante all’armatore, passando per i gestori di charter, le agenzie di certificazione e persino le assicurazioni, che possono così valutare i rischi in modo oggettivo e personalizzato.
La rivoluzione silenziosa che parte dal mare
Il futuro della nautica non è fatto solo di materiali innovativi o design mozzafiato. Nel 2025, il vero valore aggiunto è la capacità di leggere, interpretare e utilizzare i dati per trasformare la barca in una piattaforma intelligente e adattiva. SailAdv ha dimostrato che non serve stravolgere l’identità artigianale della nautica italiana per innovare: basta saperla ascoltare meglio. E per farlo, ha costruito una tecnologia che parte dal reale, dalla fatica del mare, dalla voce dei comandanti, per dare forma a uno strumento concreto e scalabile.
Oggi si parla tanto di autonomia, automazione, intelligenza artificiale, ma nel mondo dei super yacht la tecnologia può funzionare solo se nasce da una comprensione profonda delle esigenze di bordo. Ed è proprio questo il merito del lavoro di Palamà: portare l’innovazione dove serve davvero, non nei laboratori, ma sulle onde.
In un contesto globale in cui i nuovi armatori sono giovani, esigenti, tecnologici e abituati a servizi personalizzati in tempo reale, non è più accettabile che un bene da milioni di euro sia sprovvisto di una diagnostica avanzata. Proprio come un’automobile di fascia alta non può fare a meno di sensori e telemetrie, anche uno yacht di lusso deve offrire prestazioni misurabili e migliorabili nel tempo.
Il rischio, altrimenti, è quello di restare fermi mentre il mondo naviga altrove.