È davvero finita per la calligrafia? No, e la colpa (o il merito) è dell’intelligenza artificiale

Attenzione

Non conta più come scriviamo ma in quanto tempo-cryptohack.it

Franco Vallesi

9 Settembre 2025

Mentre l’AI invade scuola e lavoro, la scrittura a mano riemerge come esercizio cognitivo e prova d’identità umana.

Da bambina, copiavo lo stampatello perfetto di mia madre, ingegnera abituata ai progetti tecnici, e il suo corsivo elegante che sembrava uscito da un libro antico. La mia calligrafia, oggi lodata da chi la osserva, non nasce da rigide lezioni in una scuola cattolica — come spesso si pensa — ma da quelle ore silenziose passate a imitarla. Ora che faccio la giornalista, però, la velocità ha preso il posto della bellezza, e le lettere si accavallano frettolose sui miei taccuini.

Ma il mio non è un caso isolato. Nelle scuole pubbliche, negli uffici, negli zaini degli studenti, la scrittura a mano sta lentamente sparendo. Prima sono arrivate le email, poi i computer e gli smartphone. Ora l’intelligenza artificiale ci scrive interi testi, relazioni, saggi. La tentazione di abbandonare carta e penna è forte. Eppure, mai come oggi, scrivere a mano è un gesto rivoluzionario.

L’apprendimento parte dalla mano: il vero valore della calligrafia

A sostenerlo non sono nostalgici o collezionisti di penne stilografiche, ma docenti universitari, neuroscienziati e terapisti occupazionali. Scrivere a mano non è solo una questione estetica, ma una pratica che rafforza la memoria, l’attenzione, la comprensione e la capacità di apprendere.

Karen Ray, professoressa all’Università di Newcastle, ha osservato nei suoi studi che i bambini esposti precocemente ai tablet sviluppano con maggiore lentezza le abilità motorie necessarie alla scrittura. E questo ritardo, apparentemente banale, può influenzare il loro intero percorso scolastico.

Il ritorno della scrittura a mano
Non solo la tecnologia ma anche la pigrizia colpevole della perdita della calligrafia-cryptohack.it

Anche Robert Wiley, docente di psicologia all’Università del North Carolina a Greensboro, lo conferma: “La scrittura a mano aiuta a leggere meglio, a ricordare di più, a pensare in modo più profondo.” Secondo lui, persino in contesti Stem, dove la scrittura digitale è la norma, serve ancora annotare formule, riflessioni, esperimenti. “La tecnologia non va avanti senza lettura e scrittura”, afferma.

E non basta aver imparato a scrivere bene da piccoli. Se non la si pratica, la capacità svanisce. È il fenomeno dell’“amnesia dei caratteri”, diffuso in modo particolare nei paesi asiatici: quando si usa solo la tastiera, ci si dimentica come si scrivono fisicamente le lettere o i caratteri. Succede anche in Italia, ogni volta che una parola ci sfugge dalla penna ma non dalla mente.

Scrivere per distinguersi: la mano contro l’algoritmo

E proprio ora, in piena era ChatGPT e modelli linguistici, la scrittura a mano sta vivendo un paradossale ritorno di fiamma. Le università, preoccupate dall’aumento del plagio e dei testi scritti dall’intelligenza artificiale, stanno riportando in auge gli esami scritti a mano.

Negli Stati Uniti, le vendite dei “blue books”, i classici quaderni da esame universitario, sono in aumento. Non è più solo una questione di apprendimento: scrivere a mano diventa una prova di autenticità, di umanità. Un modo per dimostrare che quel pensiero è tuo, e non dell’algoritmo.

Ma questa riscoperta comporta nuovi rischi. Secondo Anne Trubek, autrice del saggio The History and Uncertain Future of Handwriting, tornare a giudicare gli studenti sulla base della loro calligrafia può portare a forme di discriminazione. “Una brutta calligrafia non ha nulla a che vedere con l’intelligenza,” afferma. “Non dice se sai spiegare la caduta di Roma o risolvere un’equazione.”

Eppure, per molti insegnanti, chiedere agli studenti di scrivere è l’unico modo per verificare se hanno davvero capito. Come accadde in passato con le calcolatrici, anche ora le tecnologie avanzate ci costringono a fare un passo indietro per verificare la comprensione.

Nel 2025, scrivere a mano non è un retaggio del passato, ma una nuova forma di resistenza culturale. È uno strumento che ci ancora alla realtà, che coltiva il pensiero critico e ci costringe a riflettere prima di esprimerci. Se l’intelligenza artificiale può simulare tutto, la grafia resta uno degli ultimi tratti davvero umani. Recuperarla non significa voltare le spalle al futuro, ma scegliere consapevolmente quali parti di noi vogliamo portare con noi.

Change privacy settings
×