La gestione idrica è al centro del dibattito: tra sprechi, droni subacquei e microplastiche, ecco cosa accade davvero in Italia
L’uso di droni per monitorare i serbatoi idrici e i dati allarmanti sulle perdite mostrano quanto sia urgente investire in tecnologie e manutenzione per salvare l’acqua in Italia.
Il 18 settembre si celebra la Giornata mondiale del monitoraggio delle acque, un appuntamento nato nel 2003 con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della tutela delle risorse idriche. E mai come oggi l’acqua torna a essere un tema cruciale per l’Italia, che registra numeri critici sul consumo e sulla dispersione della rete, ma allo stesso tempo sperimenta soluzioni tecnologiche all’avanguardia per migliorare il controllo e la qualità dell’acqua potabile.
La situazione idrica italiana: consumi elevati e infrastrutture inadeguate
Ogni cittadino italiano consuma in media 214 litri di acqua potabile al giorno, un dato superiore alla media europea e che evidenzia quanto sia ancora lontano l’obiettivo di un consumo più responsabile. Ma non è tutto: quasi la metà dell’acqua immessa nella rete urbana non raggiunge mai i rubinetti delle case. Secondo i dati più recenti, il 42,4% dell’acqua distribuita viene persa lungo il percorso, corrispondente a circa 3,4 miliardi di metri cubi l’anno.
Una dispersione che ha cause strutturali: reti obsolete, scarsa manutenzione e assenza di monitoraggi costanti in molte zone. Per far fronte a questa emergenza idrica, il Pnrr ha stanziato 2 miliardi di euro destinati all’adeguamento di invasi e acquedotti, ma i lavori procedono ancora a rilento in molte regioni.

C’è però anche chi guarda avanti. La multiutility Hera ha introdotto un sistema innovativo per ispezionare i serbatoi idrici: droni subacquei a guida autonoma, in grado di operare senza svuotare gli impianti. Un test significativo è stato eseguito a Monte Grande, a Cesena, in un serbatoio da 1.300 metri cubi: il drone ha ispezionato l’interno senza interferire con la fornitura idrica e senza che gli operatori si esponessero a rischi.
Grazie a telecamere ad alta risoluzione e sensori ambientali, questi dispositivi rilevano sedimenti, corrosioni, anomalie strutturali e altre criticità, permettendo interventi mirati e rapidi. Il risultato? Controlli più sicuri, più frequenti e senza sprechi d’acqua. Una rivoluzione tecnologica che, secondo gli ultimi sviluppi 2025, è stata adottata anche da altri gestori in Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia, contribuendo a ridurre le perdite di oltre il 15% nei primi impianti monitorati.
L’insidia invisibile: microplastiche nei fiumi e nei laghi
Tra le nuove sfide nella gestione delle acque spicca il problema delle microplastiche. Il Manta River Project 2, promosso da Autorità Distrettuale del Po, Università La Sapienza e Arpa Daphne, ha monitorato sei stazioni sul fiume Po, registrando valori preoccupanti soprattutto nella zona di Chivasso (Torino). Le microplastiche, infatti, sono risultate più presenti nei tratti a monte del fiume, complice l’alta concentrazione di scarichi e rifiuti.
I dati italiani, sebbene allarmanti, sono ancora inferiori a quelli dei grandi fiumi europei come Elba, Reno e Danubio, dove le concentrazioni di particelle plastiche sono più alte a causa della densità urbana e industriale. In questo contesto si inserisce il progetto Life Blue Lakes, coordinato da Enea e Legambiente, che ha messo a punto il primo protocollo europeo per il campionamento delle microplastiche in acque dolci, uno strumento fondamentale per standardizzare le analisi e comprendere meglio la portata del fenomeno.
Il 2025 si sta rivelando un anno cruciale per la gestione dell’acqua in Italia. Se da un lato ci sono segnali positivi con investimenti, protocolli europei e innovazione tecnologica, dall’altro permane un problema culturale legato alla mancanza di consapevolezza. Gli sprechi domestici, la cattiva manutenzione della rete, la scarsa informazione sulla presenza di inquinanti invisibili come le microplastiche richiedono uno sforzo collettivo.
La Giornata mondiale del monitoraggio delle acque non è soltanto una celebrazione simbolica, ma un’occasione concreta per riflettere sul valore dell’acqua e sul bisogno urgente di proteggerla. L’Italia ha le competenze, le risorse e le tecnologie per diventare un modello europeo, ma serve una volontà politica più decisa e una cittadinanza più consapevole.