New York, 9 dicembre 2025 – L’esordio dei primi Exchange Traded Fund (ETF) spot su Dogecoin è stato più tiepido del previsto: appena 142.000 dollari di scambi complessivi nelle prime ore di contrattazione a Wall Street. Un risultato che ha sorpreso diversi osservatori, specie considerando la popolarità della criptovaluta nata nel 2013 come scherzo e oggi tra le prime dieci per capitalizzazione.
ETF Dogecoin partono piano: numeri che deludono
L’attesa per i nuovi ETF spot su Dogecoin era alta, dopo il via libera della Securities and Exchange Commission (SEC) nelle settimane scorse. Ma lunedì mattina, alle 10 ora di New York, il debutto sul Nasdaq è passato quasi inosservato. Secondo i dati diffusi dal circuito Cboe, le transazioni sui due principali fondi non hanno superato i 142mila dollari a fine giornata. Un valore piuttosto modesto se paragonato agli esordi simili su Bitcoin o Ethereum.
Ryan Peterson di MarketWatch ha commentato: “I volumi sono bassissimi, anche sotto le aspettative più prudenti. Probabilmente molti investitori stanno aspettando di vedere come si muove il prodotto prima di scommettere davvero”. Eppure, nei forum dedicati e tra i piccoli trader americani, l’attesa si era fatta sentire già nel weekend.
Dogecoin liquido, ma gli ETF arrancano
Il dato più curioso riguarda il confronto con la liquidità reale di Dogecoin sul mercato spot. Nelle ultime 24 ore, il volume totale degli scambi sulla criptovaluta – quella vera, non i fondi – ha superato la soglia di 1,1 miliardi di dollari, secondo CoinMarketCap. Una cifra che fa risaltare ancora di più la fredda accoglienza riservata agli ETF. Gli analisti spiegano che molti preferiscono ancora comprare direttamente sulle piattaforme crypto tradizionali: “Chi conosce Dogecoin sceglie Binance o Coinbase – dice ancora Peterson – mentre questi fondi puntano soprattutto a investitori istituzionali o a risparmiatori alle prime armi”.
La volatilità non è mancata nelle prime ore: il prezzo di Dogecoin ha oscillato tra 0,088 e 0,092 dollari, mostrando una certa stabilità rispetto alle recenti correzioni di Bitcoin ed Ethereum. Sul Nasdaq, gli ETF hanno seguito l’andamento del sottostante senza però registrare scatti particolari.
Scetticismo e regole strette frenano l’avvio
Secondo alcuni broker contattati dalla nostra redazione, il mercato americano resta cauto dopo gli episodi controversi legati agli ETF tematici degli ultimi anni. Lisa Anderson di Wells Fargo spiega: “Per molti investitori istituzionali Dogecoin è ancora una scommessa marginale”, sottolineando “la mancanza di un vero uso concreto come invece ha Bitcoin”. Questo riduce molto l’interesse anche tra consulenti finanziari.
Un altro tema caldo è la regolamentazione: i nuovi ETF devono rispettare limiti severi su leva finanziaria e vendite allo scoperto. “Ci sono ancora dubbi sulle tasse e sulle tutele per chi investe”, conferma Anderson. Non mancano voci che parlano apertamente di “una prova del sentimento” dopo le delusioni del settore negli ultimi mesi.
Cosa ci aspetta da Dogecoin e dagli ETF
Gli esperti non escludono una crescita lenta ma costante nei mesi a venire. Peterson nota: “I numeri dei primi giorni spesso non dicono molto: anche gli ETF su Bitcoin all’inizio non avevano grandi volumi”. Tuttavia il paragone regge a fatica: la capitalizzazione complessiva di Dogecoin si attesta oggi intorno ai 13 miliardi, contro quasi 900 miliardi di Bitcoin.
Nei gruppi chat tra trader si fanno già molte congetture sulle mosse future di Tesla e Elon Musk, che in passato aveva acceso i mercati con tweet provocatori. Nessuna parola ufficiale però dall’imprenditore americano finora. Sul Nasdaq a Lower Manhattan la giornata si è chiusa senza scosse particolari.
In sostanza: per ora gli ETF spot su Dogecoin restano un fenomeno tutto sommato marginale nel panorama della finanza Usa. Ma sul mercato crypto diretto la liquidità è ancora robusta, segno che – almeno per ora – la comunità preferisce restare fedele alle origini digitali del mitico “doge”.
