Disney travolta dalla bufera: abbonamenti cancellati e proteste in piazza

Disney travolta dalla bufera: abbonamenti cancellati e proteste in piazza -cryptohack.it

Lorenzo Fogli

22 Settembre 2025

Crescono le proteste contro Disney e le sue piattaforme di streaming, accusate di piegarsi alle pressioni politiche. La decisione di sospendere il talk show di Jimmy Kimmel scatena una campagna di cancellazioni di massa.

Negli Stati Uniti si è aperta una campagna di boicottaggio contro Disney, con una lunga scia di cancellazioni degli abbonamenti a Disney+ e Hulu. A innescare la protesta è stata la decisione del network ABC, controllato da Hulu e dunque parte dell’impero Disney, di sospendere a tempo indeterminato il celebre talk show notturno Jimmy Kimmel Live!. La mossa, percepita da molti come frutto di pressioni dirette dell’amministrazione Trump, ha scatenato polemiche, con proteste sui social e manifestazioni di piazza davanti alle sedi dell’azienda.

Il caso Kimmel e le pressioni politiche

Le contestazioni sono esplose dopo la comunicazione ufficiale dello stop al programma. Il conduttore Jimmy Kimmel è noto per le sue posizioni critiche verso Trump e già in passato era stato al centro di attacchi da parte dell’ex presidente. Secondo indiscrezioni raccolte dalla CNN, a giocare un ruolo decisivo sarebbe stata la FCC, l’ente che regola le trasmissioni televisive negli USA, guidata dal commissario Brendan Carr.

Un monologo recente di Kimmel ha toccato il tema dell’assassinio di Charlie Kirk, figura di spicco della destra americana, ucciso pochi giorni fa durante un comizio. Le sue parole sono state bollate da Carr come “il comportamento più ripugnante che si possa immaginare”. Da qui la decisione del network, formalmente giustificata con la necessità di tutelarsi da possibili sanzioni. Una fonte interna ha spiegato: “Non esiste circostanza più terrificante per un ente televisivo della minaccia di una multa della FCC o della revoca delle licenze”. Il caso non è isolato. Anche il talk show di Stephen Colbert era stato cancellato nei mesi scorsi, ufficialmente per ascolti in calo, ma secondo molti osservatori anche in quel caso si era trattato di una decisione maturata sotto pressioni politiche.

La protesta e il boicottaggio di massa

La scelta di Disney ha provocato un’ondata di proteste. Sui social centinaia di utenti hanno mostrato le schermate di conferma della cancellazione dei propri abbonamenti a Disney+ e Hulu, mentre altri hanno segnalato difficoltà tecniche nel completare la procedura di disdetta, con pagine che andavano in crash. Alcuni hanno letto il problema come conseguenza dell’alto traffico generato dal boicottaggio. Alcuni attori e volti noti di Hollywood hanno preso posizione pubblicamente. Tra questi Tatiana Maslany, interprete di She-Hulk nel Marvel Cinematic Universe, che ha condiviso sui social la sua adesione alla protesta.

Nelle manifestazioni di piazza non sono mancati cartelli ironici: uno riportava la scritta “ma l’avete almeno visto Andor?”, in riferimento alla serie di Star Wars che racconta la ribellione contro un regime autoritario. L’accusa rivolta a Disney è quella di comportarsi in maniera ipocrita, promuovendo sullo schermo storie di libertà e resistenza, ma piegandosi nella realtà alle pressioni di un governo accusato di limitare la libertà di parola, tutelata dal Primo emendamento della Costituzione americana. La percezione diffusa è che gli Stati Uniti stiano scivolando verso una forma di controllo politico sui media che molti definiscono vicina a una “dittatura soft”. Disney, Hulu e ABC al momento hanno scelto il silenzio: nessun comunicato ufficiale è stato rilasciato in risposta alle proteste, lasciando campo libero al dibattito pubblico e alle critiche.

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