Il confronto tra le grandi aziende dell’intrattenimento e i giganti tecnologici si fa sempre più duro. Disney ha inviato a Google una diffida formale in cui denuncia una violazione del copyright definita di proporzioni enormi, accusando il gruppo di Mountain View di aver utilizzato materiale protetto per addestrare i propri sistemi di intelligenza artificiale e di consentire ai modelli di generare contenuti troppo vicini alle opere originali. La notizia, riportata da Variety e ripresa anche da alanews.it, segna uno dei passaggi più significativi dello scontro ormai aperto tra il mondo dello spettacolo e quello dell’AI generativa.
Le accuse di Disney
Secondo la lettera inviata dai legali di Burbank, Google avrebbe fatto ricorso a un vasto archivio di opere coperte da copyright senza aver ottenuto alcuna autorizzazione. Non solo per l’addestramento dei modelli, ma anche per la successiva produzione di contenuti: l’azienda di tecnologia, sostiene Disney, sarebbe in grado di generare immagini e video che ripropongono elementi immediatamente riconducibili ai suoi franchise più celebri, dalle saghe di Star Wars ai personaggi di Deadpool, passando per l’universo narrativo di Moana.

La diffida include alcuni esempi ritenuti emblematici, opere realizzate dagli strumenti di Google considerate troppo simili agli originali per essere interpretate come semplici citazioni. Perfino l’immagine di apertura utilizzata nell’articolo da cui provengono le informazioni sarebbe stata creata con Nano Banana, a conferma – secondo Disney – della facilità con cui l’AI può attingere al repertorio protetto.
Le richieste sui nuovi sistemi di tutela
Per fermare quella che viene descritta come una deriva pericolosa, la società chiede l’adozione di misure tecniche molto più severe. L’obiettivo è implementare guardrail in grado di impedire ai modelli di replicare figure, mondi immaginari o stili che possano richiamare troppo da vicino opere tutelate dal diritto d’autore. In altre parole, Disney non contesta l’esistenza della tecnologia, ma pretende limiti chiari che evitino violazioni implicite o esplicite.
Un fronte legale già molto affollato
La battaglia non è nuova. Già lo scorso settembre Disney aveva inoltrato una diffida simile a Character.AI. Parallelamente, è coinvolta in contenziosi con piattaforme come Midjourney e Hailuo, accusate di aver tratto vantaggio da opere creative non loro durante la fase di sviluppo dei modelli. L’azienda insiste sul fatto che l’innovazione non possa progredire se ignora i principi fondamentali del diritto d’autore e non riconosce il valore del lavoro creativo alla base dei contenuti originali.
La partnership strategica annunciata da Disney
Il quadro appare ancora più complesso se si considera che, proprio negli stessi giorni, Disney ha annunciato una collaborazione con OpenAI. L’intesa consente alla società tecnologica di includere alcuni personaggi iconici all’interno di Sora, il suo generatore video basato su AI, in cambio di una licenza regolarmente concessa. L’accordo prevede inoltre un investimento da circa un miliardo di dollari in OpenAI, con la possibilità di incrementare la partecipazione in futuro.
La strategia che emerge è chiara: Disney non punta a fermare il progresso tecnologico, ma vuole guidarlo attraverso modelli commerciali regolamentati, in cui la proprietà intellettuale venga riconosciuta e adeguatamente remunerata.
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