David Gilmour e la reunion AI: il futuro dei Pink Floyd passa anche per l’intelligenza artificiale

Pink Floyd ed AI

Reunion dei Pink Floyd? Ci pensa l'AI-cryptohack.it

Franco Vallesi

16 Settembre 2025

Il chitarrista dei Pink Floyd si racconta dal suo studio sul Tamigi: nuovi successi, ricordi irrisolti e visioni sul futuro tra musica e tecnologia.

Tra successi ritrovati, vecchie ferite e nuove sfide, David Gilmour dimostra di essere più attuale che mai. Il suo ultimo album da solista, “Luck and strange”, ha conquistato il primo posto in classifica nel Regno Unito, un traguardo raro per un artista vicino agli 80 anni. Ma il successo non si ferma alla musica: il concerto-evento al Circo Massimo è ora diventato un film in uscita nei cinema italiani il 17 settembre 2025.

Lontano dalle luci dei palchi, Gilmour ha aperto le porte del suo studio galleggiante sul Tamigi, riflettendo su una carriera immensa, su famiglia, tecnologia e un passato con i Pink Floyd che non smette mai di farsi sentire.

Il nuovo album, il film e la voce dei suoi affetti più intimi

Luck and strange” è un disco nato durante i mesi duri della pandemia, quando il tempo sembrava rallentare e ogni nota suonava più profonda. «È molto più difficile scrivere un disco sulla felicità», racconta Gilmour, spiegando che proprio quel tono malinconico ha toccato il cuore di molti ascoltatori.

I testi portano la firma di Polly Samson, sua moglie, mentre tra le tracce compare anche la voce di Romany Gilmour, la figlia, che inizialmente sognava il cinema, ma ha poi trovato nella musica la sua strada. «Ora vuole formare una sua band. È stato un processo lento, ma inesorabile», dice con orgoglio.

David Gilmour
David Gilmoure. Fonte foto www.wikipedia.org-cryptohack.it

Il tour ha toccato uno dei luoghi più iconici della musica dal vivo italiana: il Circo Massimo. Suonare lì, racconta, è stato «magico», ben diverso dall’anonimato degli stadi. «Stai su un palco che respira da duemila anni, è un’emozione che ti riconnette con qualcosa di più grande».

Il film-concerto che ne è nato sarà nelle sale italiane a partire dal 17 settembre 2025, con una distribuzione ampliata rispetto ai progetti precedenti. Anche in questo Gilmour dimostra di avere ancora molto da dire e da mostrare.

Pink Floyd, Syd Barrett, Waters e l’ombra lunga del passato

Nonostante i nuovi successi, i fantasmi del passato non sono mai del tutto lontani. A cominciare dalla frattura con Roger Waters, mai sanata: «Non suonerò mai più con chi sostiene dittatori come Putin e Maduro», ribadisce, chiudendo ogni spiraglio su una possibile reunion reale.

Eppure, uno spiraglio si apre su un altro tipo di ritorno: «Se fatta bene, una reunion virtuale con l’Intelligenza Artificialemi piacerebbe. Vorrei vedermi da giovane sul palco, seduto tra il pubblico».

Nel 2025 ricorre anche il cinquantesimo anniversario di “Wish You Were Here“. Ma Gilmour precisa: «Non era tutto su Syd Barrett. Il brano che dà il titolo al disco parla dell’assenza in senso universale, era una frase comune nelle cartoline inglesi degli anni ‘70».

Ma l’apparizione improvvisa di Barrett agli Abbey Road Studios durante le registrazioni è ancora viva nella sua memoria. «Era cambiato al punto da non riconoscerlo. E forse neanche lui riconobbe noi».

Parla anche di un altro grande assente: Richard Wright, il tastierista dei Pink Floyd. «Mi manca molto. Aveva un talento unico, inconfondibile. Era diverso da qualsiasi altro musicista».

Venezia 1989, Pompei e le lezioni imparate col tempo

Gilmour non dimentica il controverso concerto a Venezia del 1989, quando 100.000 persone rimasero senza servizi e l’evento finì sotto accusa. «Il Comune non rispettò gli accordi. Quei fan furono abbandonati. E poi le polemiche sul presunto danno ai monumenti? Eravamo su piattaforme in laguna».

E non manca un ricordo su Pompei, altro simbolo della sua carriera. «Con i Pink Floyd eravamo senza pubblico, sembrava di suonare tra fantasmi. Quando ci tornai da solista, fu tutto diverso. C’erano le persone, e l’energia era viva».

A dimostrazione di quanto la musica, anche in luoghi antichi, riesca ancora a generare nuove esperienze.

Tra poco più di sei mesi, David Gilmour compirà 80 anni. Ma affronta questa tappa con una lucidità che non ha nulla di nostalgico. «Sono sereno. Non ci arrivo da puritano: bevo il mio vino, la mia birra. Ma ho capito una cosa: non bisogna avere troppi soldi, troppa libertà o troppo successo quando si è troppo giovani. Perché non si sanno gestire».

Il futuro? È ancora pieno di possibilità. Dalla musica dal vivo al cinema, fino alla AI. Gilmour non si chiude nel passato, ma guarda avanti, tra consapevolezza e curiosità. Forse è questo il vero segreto della sua longevità artistica: restare con un piede nella memoria e lo sguardo fisso sull’orizzonte.

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