Copenaghen, 17 dicembre 2025 – Sempre più governi, dall’Australia alla Danimarca, stanno mettendo in campo misure concrete per limitare l’uso di social network e smartphone tra i giovani. Una risposta diretta alla crescente preoccupazione per l’ansia e la dipendenza digitale che colpiscono tanti ragazzi. I dati e le testimonianze raccolte nelle scuole, tra banchi e corridoi affollati, mostrano un disagio sempre più evidente. “Negli ultimi mesi i genitori ci chiamano ogni giorno, sono preoccupati”, racconta Karen Jensen, preside di una scuola secondaria a Odense.
Stop ai cellulari in classe: la Danimarca detta la linea
In Danimarca, il Parlamento ha approvato all’inizio di dicembre una legge che vieta l’uso di cellulari e altri dispositivi connessi durante le ore di scuola nelle primarie e nelle medie inferiori. Un cambiamento che arriva dopo un periodo di prova partito a settembre in più di trenta scuole tra Copenaghen e Aarhus. “Solo così possiamo aiutare i ragazzi a concentrarsi sullo studio e sulle relazioni vere”, ha detto il ministro dell’Istruzione Ellen Madsen davanti alle telecamere della tv pubblica DR. Nel provvedimento sono previste alcune eccezioni, ad esempio in caso di emergenze o per motivi sanitari certificati. Il divieto sarà esteso gradualmente nelle prossime settimane.
L’Australia spegne i social durante le lezioni
Anche in Australia diversi Stati hanno scelto una linea dura. Dal Queensland al Victoria, è vietato accedere ai social o usare il telefono personale durante le lezioni. Le autorità puntano il dito contro l’aumento dei problemi psicologici tra gli adolescenti. “Uno studente su quattro presenta sintomi d’ansia legati all’uso eccessivo del digitale”, spiega Lisa Grant, psicologa consulente del Dipartimento dell’Istruzione del Nuovo Galles del Sud.
In alcune scuole di Sydney e Melbourne i cellulari vengono raccolti all’ingresso in cassette apposite e restituiti solo al termine delle lezioni. Sophie Taylor, 15 anni, racconta: “All’inizio sembrava strano, ma poi ci siamo abituati. Ora parliamo molto di più durante la pausa”. Gli insegnanti notano già miglioramenti: meno distrazioni e più attenzione in classe.
Ansia e dipendenza digitale: cosa dicono i numeri
I dati non lasciano dubbi. Uno studio pubblicato sulla rivista danese “Barn og Medier” (Bambini e media), basato su interviste a 3.200 ragazzi tra gli 11 e i 16 anni, mostra che il 41% fatica a staccarsi dallo smartphone anche quando vorrebbe farlo. Il 62% ammette di sentirsi ansioso o “vuoto” senza accesso ai social più usati – TikTok, Instagram e Snapchat restano i preferiti.
Situazione simile in Australia: un’indagine dell’Università di Sydney segnala che gli adolescenti trascorrono online più di cinque ore al giorno fuori dalla scuola. “L’impatto su sonno, autostima e rendimento è evidente”, spiega Andrew Lim, docente di psicologia infantile, citando casi di isolamento sociale e calo nei risultati scolastici.
Genitori contenti, studenti divisi
La stretta sui cellulari fa discutere. Molti genitori sono soddisfatti: “Finalmente qualcuno si muoveva, questi ragazzi non mollano mai lo schermo”, dice Michael Sørensen, padre di due adolescenti danesi. Anche associazioni educative appoggiano il provvedimento: “Proteggere i minori dalla dipendenza è una priorità per la salute pubblica”, sostiene Anna Brogaard della Danish Health Authority.
Tra gli studenti però il parere è più variegato. “Capisco il motivo, ma mi sento controllato”, confessa Magnus, 16 anni. C’è chi teme di perdere contatti sociali o restare escluso da gruppi che parlano solo su chat private. Altri invece vedono nei telefoni uno strumento importante per la creatività e la comunicazione positiva: è il caso di Olivia Jensen, liceale a Copenaghen.
Il dibattito si allarga all’Europa
Non solo Danimarca e Australia si confrontano con questo tema. In Francia un divieto simile esiste dal 2018; ora anche Regno Unito e Germania stanno pensando a nuove regole per limitare l’uso smodato dei social tra minorenni. Sul tavolo restano domande complesse: quanto aiutano queste restrizioni la salute mentale? E come bilanciare libertà individuale e tutela collettiva?
Gli esperti invitano a non demonizzare la tecnologia ma a insegnarne un uso consapevole. “Meglio educare che proibire”, ha ricordato Lisa Grant in un recente convegno a Brisbane. Intanto però nelle scuole danesi come in quelle australiane si va avanti così: smartphone spenti almeno mentre si sta sui banchi.
