Danimarca e Australia contro la dipendenza da social: nuove regole per proteggere i giovani

Salvatore Broggi

17 Dicembre 2025

Sydney, 17 dicembre 2025 – Australia e Danimarca hanno deciso di mettere in campo nuove regole sull’uso dei social network e degli smartphone tra i giovani, con l’obiettivo di frenare la crescente diffusione di ansia e dipendenza digitale. L’annuncio è arrivato in questi giorni, mentre diverse ricerche – tra cui uno studio dell’Università di Melbourne pubblicato ieri – mostrano un aumento costante dei disturbi legati all’uso compulsivo dei dispositivi, soprattutto tra adolescenti e preadolescenti. Il tema, già caldo in Europa e Nord America, si conferma così al centro dell’agenda politica globale.

Le nuove regole in classe e non solo

In Australia, il governo del Nuovo Galles del Sud ha deciso: da gennaio 2026 sarà vietato l’uso dei cellulari durante le ore di scuola in tutte le scuole pubbliche e private. La ministra dell’Istruzione, Prue Car, ha spiegato senza giri di parole: “Abbiamo ascoltato insegnanti e famiglie. Serve tornare a un ambiente educativo dove i ragazzi possano concentrarsi senza continue distrazioni digitali”. La norma riguarda circa 800mila studenti, dai 6 ai 18 anni. Gli insegnanti potranno ritirare i telefoni prima delle lezioni per restituirli a fine giornata. Un modello già sperimentato in alcune scuole pilota di Sydney che, secondo i presidi, ha ridotto distrazioni e episodi di bullismo online.

La Danimarca, invece, punta su una linea più morbida con delle linee guida nazionali. Il ministero dell’Istruzione ha diffuso una circolare rivolta alle scuole secondarie: si suggerisce di limitare l’uso degli smartphone “nelle ore cruciali della didattica” e di promuovere attività alternative come giochi all’aperto o la lettura tradizionale. Non solo: una commissione parlamentare sta valutando se estendere i divieti anche agli spazi pubblici frequentati dai minori, come centri giovanili e biblioteche.

Gli effetti su ansia e salute mentale

La preoccupazione principale resta l’aumento di casi di ansia, insonnia e disturbi dell’umore legati all’uso intenso dei social media. Il rapporto dell’Università di Melbourne – basato su interviste a 1.200 adolescenti tra i 13 e i 17 anni – evidenzia che circa il 40% degli intervistati si sente “sotto pressione” a causa delle dinamiche social online. Grace, una ragazza di Brisbane di 15 anni, racconta: “Se non rispondi ai messaggi o non pubblichi per qualche ora, tutti pensano che ci sia qualcosa che non va”. Una frase che riassume bene la fatica crescente a staccarsi da notifiche e chat.

Il dottor Alex Jensen, psicologo clinico a Copenhagen, spiega: “Stiamo vedendo un legame sempre più forte tra tempo trascorso online e disagio emotivo. Molti giovani faticano a riconoscere quando stanno andando oltre”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito la dipendenza da internet tra le priorità della salute mentale già dallo scorso anno.

Genitori e scuole divisi sulle restrizioni

Il tema divide le famiglie. In Australia molte associazioni di genitori hanno applaudito la stretta sui cellulari: “Non vogliamo demonizzare la tecnologia”, dice Karen Hill, portavoce della Parents’ Network NSW, “ma aiutare i nostri figli a usarla meglio”. Altri genitori però sono scettici: temono che il divieto in classe possa spingere i ragazzi a usare gli smartphone ancora di più fuori scuola, magari nelle ore serali o notturne.

Anche nel mondo della scuola c’è cautela. Henrik Larsen, preside del liceo Randers Gymnasium in Danimarca, ammette: “Controllare tutto non è semplice. I ragazzi sono bravi a trovare scappatoie”. Alcuni insegnanti temono che vietare completamente gli smartphone possa togliere agli studenti strumenti utili per la didattica digitale. Però – come sottolinea la ministra Car – “la priorità rimane il benessere degli studenti”.

Un trend globale che avanza

Australia e Danimarca si inseriscono in un percorso già avviato da Paesi come Francia e Paesi Bassi. Nel 2024 il governo francese ha introdotto il divieto totale dei cellulari nelle scuole primarie e secondarie inferiori. Nei Paesi Bassi le restrizioni sono partite a settembre scorso coinvolgendo oltre un milione di studenti.

Gli esperti concordano su una cosa: interventi mirati possono aiutare a recuperare attenzione e socialità nelle scuole. Ma – come ricorda la rivista britannica The Lancet – senza un vero coinvolgimento delle famiglie e una campagna informativa capillare si rischia solo di spostare il problema fuori dai cancelli scolastici.

Mentre il dibattito continua e altri governi valutano misure simili, resta aperta la domanda su come trovare un equilibrio tra innovazione digitale ed equilibrio psicologico nei più giovani. Un tema che dalle prime reazioni raccolte tra studenti australiani e danesi sembra destinato a restare al centro del dibattito nei prossimi mesi.

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