Crypto Winter nel 2026? La Previsione di Cantor Fitzgerald sul Futuro delle Criptovalute

Cristina Manetti

30 Dicembre 2025

Milano, 30 dicembre 2025 – Il 2026 potrebbe rappresentare una svolta per il mercato delle criptovalute, ma non nel modo che molti temono. Secondo Cantor Fitzgerald, uno dei principali gruppi finanziari americani, una possibile fase di debolezza delle crypto nei prossimi dodici mesi non seguirà i vecchi schemi dei crolli passati. Questo scenario, di cui si parla da settimane nelle sale trading di Wall Street e che ora arriva anche ai piani alti di Milano, si sta delineando con contorni sempre più precisi.

Criptovalute in attesa: cosa aspettarsi nel 2026

Gli esperti di Cantor Fitzgerald prevedono che il prossimo anno potrebbe vedere una fase di consolidamento o addirittura una leggera contrazione per i principali asset digitali, come Bitcoin e Ethereum. Tuttavia, questa debolezza non dovrebbe assomigliare alle brusche correzioni viste nel 2018 o nel 2022. «Il settore ha ormai raggiunto una certa maturità», ha spiegato ieri pomeriggio a Milano un gestore di fondi che segue da vicino l’andamento delle valute digitali. «Questo significa meno scossoni forti e improvvisi».

Sullo sfondo ci sono diversi elementi che Cantor Fitzgerald ritiene fondamentali per capire la differenza rispetto al passato. Primo tra tutti, la presenza consolidata dei grandi investitori istituzionali – da BlackRock a Fidelity – che preferiscono puntare sul lungo termine e affrontano le turbolenze con molta più calma. Poi c’è il quadro normativo, decisamente più chiaro: in Europa l’entrata in vigore delle norme MiCA (Markets in Crypto-Assets) a metà 2024 ha imposto regole più rigide per chi opera nel settore e per chi emette token.

Cosa cambia rispetto ai ribassi precedenti

Negli anni scorsi, sottolineano gli analisti, la volatilità era spesso amplificata dalla fuga veloce dei piccoli investitori, poco abituati agli alti e bassi delle criptovalute. Oggi la situazione è diversa: «Si respira un’aria nuova», ha detto lunedì pomeriggio Giulia Brambilla, analista fintech in una società milanese di consulenza. L’offerta di prodotti legati alle crypto – dagli ETF approvati negli Stati Uniti fino ai piani di investimento sulle piattaforme regolamentate – aiuta a evitare il panico nei momenti difficili.

Un altro punto importante riguarda la tecnologia che sta dietro alle criptovalute. Le principali blockchain sono oggi molto più affidabili e sicure rispetto a cinque anni fa, anche grazie agli investimenti di grandi colossi IT come Google e Microsoft. Inoltre, le applicazioni decentralizzate (DeFi) hanno conquistato un pubblico più ampio offrendo servizi meno legati alla speculazione e più vicini alla finanza tradizionale.

L’atteggiamento delle istituzioni e la regolamentazione europea

Non passa inosservato neppure il ruolo delle autorità: la Banca Centrale Europea, con una nota diffusa a metà dicembre, ha ricordato l’importanza di «tenere sotto controllo lo sviluppo delle valute digitali per evitare rischi sistemici», ma senza allarmismi immediati su possibili effetti a catena. Nella stessa linea d’onda il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, che pochi giorni fa ha invitato a «non drammatizzare le oscillazioni normali» in un settore ancora giovane ma in rapida evoluzione.

Dal punto di vista normativo, l’arrivo della regolamentazione MiCA è considerato un vero spartiacque. Stando alle voci raccolte da alanews.it tra via Meravigli e piazza Affari, «fino al 2024 l’incertezza sulle regole pesava come un macigno», mentre ora si intravede uno scenario più stabile. Resta aperta la questione della supervisione internazionale: molti osservatori sottolineano la necessità di regole condivise almeno tra Stati Uniti ed Europa.

Nuovi protagonisti e strategie lungimiranti

Intanto crescono le indiscrezioni sulle mosse future degli investitori. Alcuni grandi fondi sovrani del Nord Europa starebbero pensando a un ingresso graduale nelle criptovalute, preferendo strumenti derivati e prodotti strutturati che limitano l’esposizione alla volatilità del mercato spot. E secondo un report del Financial Times appena uscito, anche alcuni family office italiani stanno aumentando la quota di asset digitali nei loro portafogli – sempre però con molta prudenza e attenzione costante.

Insomma, il 2026 sembra aprire una fase nuova per il mondo crypto: meno esplosiva ma probabilmente più solida e regolata. Come riassume un gestore ascoltato in tarda mattinata: «Un calo nei prezzi nei prossimi mesi non è da escludere; però stavolta il settore non rischia più crisi profonde ogni volta che arriva una turbolenza». Gli investitori restano in attesa, sospesi fra prudenza e nuove opportunità che questo mercato – ormai più maturo – sembra pronto a offrire.

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