Roma, 24 novembre 2025 – Il Senato si prepara a discutere un emendamento che potrebbe cambiare la tassazione sulle plusvalenze da criptovalute in Italia. La proposta, firmata dai senatori di Fratelli d’Italia Giovanni Pellegrino e Alessandra Gelmetti, è stata “segnalata”: questo significa che sarà tra i testi in Aula per il dibattito sulla Legge di Bilancio. La questione è molto sentita da investitori, operatori del settore e piccoli risparmiatori, preoccupati dall’ipotesi di un aumento dell’aliquota dal 26% al 33% sulle plusvalenze derivanti da compravendita o trading di criptovalute.
Tassa sulle criptovalute, il Senato prova a fermare l’aumento
Dai lavori parlamentari emerge che l’emendamento – identico a quelli presentati anche da Forza Italia (con Claudio Lotito) e dal Movimento 5 Stelle – punta a bloccare l’aumento automatico dell’aliquota previsto per il prossimo anno. Se passerà, la tassa resterà al 26%, evitando il salto al 33% che aveva già scatenato molte proteste tra addetti ai lavori e investitori privati.
Fonti parlamentari raccontano che la discussione non sarà breve. “Siamo solo all’inizio di un percorso che si concluderà probabilmente a ridosso delle vacanze di Natale”, ha confidato un senatore della maggioranza. L’atmosfera, almeno per ora, è di cauto ottimismo. “C’è la volontà di evitare aumenti automatici che colpirebbero soprattutto i piccoli risparmiatori”, ha aggiunto un esponente di Fratelli d’Italia.
Stop al doppio regime tra euro e dollaro: le criptovalute tutte uguali
Uno dei temi più caldi era la possibile differenza di trattamento fiscale tra euro e dollaro, con diverse regole per le stablecoin legate a queste valute. L’emendamento segnalato sembra invece andare verso una soluzione più semplice: niente distinzioni tra asset digitali ancorati all’euro o al dollaro. Le criptovalute verrebbero trattate come gli altri strumenti finanziari, tutti tassati al 26%.
Le prime ricostruzioni dicono che resterà la possibilità di rivalutare annualmente le plusvalenze. Non sono invece previsti rinvii o aumenti automatici dell’aliquota negli anni a venire. Un dettaglio importante per chi lavora nel settore: “Serve stabilità, non continui cambiamenti”, ha sottolineato un consulente fiscale di Roma.
Piccoli investitori esclusi dalla soglia dei 2.000 euro
Nonostante qualche passo avanti, restano nodi da sciogliere. La soglia dei 2.000 euro – che in passato permetteva ai piccoli investitori di godere di un regime agevolato – probabilmente non tornerà più. Una decisione che penalizza chi usa le criptovalute per piccole spese o come forma di risparmio alternativo. “Per noi è una perdita netta”, ammette Marco, giovane trader milanese che segue da vicino l’evoluzione delle norme.
Il rischio di una tassazione al 42%, paventato lo scorso anno, sembra ormai scongiurato. Ma fino all’approvazione definitiva della Legge di Bilancio, niente è certo. “Solo allora sapremo davvero cosa cambia”, spiega una fonte del Ministero dell’Economia.
Legge di Bilancio, si corre verso la decisione finale
La discussione sulla Legge di Bilancio andrà avanti nelle prossime settimane, con tempi stretti. L’approvazione è prevista entro fine dicembre, salvo imprevisti. Nel frattempo, operatori e investitori restano in attesa. “Abbiamo passato due anni con il timore di una tassa più alta – racconta un rappresentante dell’associazione CryptoItalia – ora speriamo in una soluzione stabile”.
In sintesi, l’emendamento segnalato è un primo passo verso una maggiore chiarezza fiscale sulle criptovalute in Italia. Ma solo il voto finale potrà dire se si tratta davvero di una svolta o, come si sussurra nei corridoi del Senato, di “molto rumore per nulla”.
