Crollo di Bitcoin e Oro: Perché Tether potrebbe diventare il nuovo rischio per il mercato crypto?

Corrado Pedemonti

10 Dicembre 2025

Milano, 10 dicembre 2025 – In questi giorni di tensioni sui mercati finanziari, il dibattito sulla tenuta delle stablecoin – e in particolare sulla loro capacità di restare agganciate al valore del dollaro – è tornato prepotentemente al centro dell’attenzione. Non si tratta di un tema nuovo, ma a riaccenderlo sono stati i movimenti improvvisi registrati tra domenica e lunedì. Diverse piattaforme, tra cui Binance e Coinbase, hanno segnalato pressioni insolite sugli scambi di Tether (USDT) e USD Coin (USDC), le due principali valute digitali “stabili”. A Milano, nella sede della Consob, ieri mattina si è svolto un incontro tecnico per valutare le ripercussioni che un eventuale “depeg” potrebbe avere anche sugli investitori italiani.

Stablecoin: il tallone d’Achille è sempre l’ancoraggio al dollaro

Negli ultimi anni, le stablecoin sono diventate strumenti chiave nell’universo delle criptovalute. Il loro scopo – “mantenere un valore fisso uno a uno con il dollaro”, come spiegano i fondatori di Circle – viene però messo alla prova nei momenti di forte turbolenza. Chi opera nel settore ricorda bene il caso Terra-Luna del maggio 2022, quando la stablecoin UST perse in poche ore l’aggancio al dollaro. Il suo valore è crollato fino a 0,13 centesimi, causando perdite per miliardi di dollari tra risparmiatori e fondi internazionali.

Secondo il rapporto annuale della Banca dei Regolamenti Internazionali pubblicato il mese scorso, le riserve che sostengono queste monete digitali “sono spesso esposte a rischi di liquidità e caratterizzate da una gestione poco trasparente”. Tether, ad esempio, dice di avere riserve sufficienti in banche statunitensi e titoli di Stato. Tuttavia, ha mostrato solo parzialmente i dati sugli audit indipendenti e sui depositi reali. Su questo punto la Consob ha chiesto chiarimenti nelle settimane scorse, anche alla luce dell’imminente entrata in vigore del regolamento europeo MiCA (Markets in Crypto Assets).

Volatilità e “depeg”: cosa succede quando salta l’ancoraggio

Il rischio principale, spiegano gli analisti sentiti da alanews.it, resta quello di un improvviso “depeg”, cioè il distacco del valore della stablecoin dalla parità col dollaro. Succede quando la domanda di rimborso cresce rapidamente: “In quei casi – spiega Chiara Santoro, analista fintech di CryptoFinance Advisors – chi gestisce deve vendere riserve o asset per coprire i rimborsi. Se non riesce a farlo abbastanza in fretta, la moneta perde valore e scatta il panico”.

Alcuni operatori riferiscono che nelle ultime 48 ore le quotazioni su piccoli exchange asiatici hanno avuto oscillazioni fino all’1% rispetto al dollaro. Può sembrare poco, ma basta a far partire ordini automatici di vendita su piattaforme con trading ad alto volume. “Il rischio sistemico non va sottovalutato”, conferma una fonte interna a una delle principali società milanesi attive nel trading cripto.

Cosa rischiano gli investitori italiani: poche tutele e tanti dubbi

In Italia la crescita degli investimenti in crypto-asset è stata rapida: secondo una ricerca Consob diffusa a ottobre, circa 1,3 milioni di italiani possiedono almeno una quota tra stablecoin o token digitali. Ma le tutele legali restano limitate – almeno fino all’applicazione completa del MiCA nel 2026. La Consob ricorda che “le piattaforme non sono soggette agli obblighi di riserva tipici degli istituti bancari”. In parole semplici: se l’emittente va in crisi, il rimborso non è garantito.

Lo scenario italiano riflette un’incertezza più ampia a livello europeo. Nel Consiglio UE dello scorso novembre il tema delle stablecoin è tornato alla ribalta con la richiesta – da Francia e Germania – di rafforzare i controlli sulle riserve delle principali valute digitali. Il Ministero dell’Economia italiano non ha ancora preso posizione ufficiale; da via XX Settembre filtra prudenza: “Seguiamo con attenzione l’evoluzione delle regole europee”, ha detto un funzionario.

Nuove regole all’orizzonte: MiCA punta sulla trasparenza

La trasparenza sulle riserve resta il nodo principale nel dibattito europeo. Il regolamento MiCA imporrà controlli più severi ai gestori delle stablecoin: obblighi trimestrali per pubblicare audit e limiti sull’esposizione ad asset rischiosi. Ma molti esperti rimangono cauti. “La normativa è un passo importante, ma serviranno controlli sul campo e poteri reali alle autorità”, sottolinea Federico Lanza, docente di diritto bancario alla Bocconi.

Nelle prossime settimane sono previsti nuovi incontri tecnici tra le autorità italiane ed europee. Si teme che possa ripetersi un episodio simile al caso Terra-Luna in un mercato ancora poco regolamentato. Per gli investitori retail – come ribadisce anche la Federazione italiana delle associazioni dei consumatori – la parola d’ordine è sempre una: attenzione ai rischi e informarsi bene sulle garanzie offerte dall’emittente.

Tra gli addetti ai lavori c’è la sensazione che questa partita sulle stablecoin sia solo all’inizio. Il mercato corre veloce tra promesse di innovazione e segnali d’allarme sulla solidità dei suoi pilastri digitali. Nei prossimi mesi capiremo se l’aggancio al dollaro saprà davvero resistere alle nuove turbolenze finanziarie.

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