Milano, 7 dicembre 2025 – Gli investimenti in venture capital nelle criptovalute hanno subito un nuovo rallentamento a novembre. Il numero di operazioni è sceso ai minimi dell’anno, mentre i capitali si sono concentrati in pochi grandi round. È quanto emerge dai dati più recenti di PitchBook e CB Insights, che raccontano un settore ancora molto prudente dopo mesi turbolenti e fra mille dubbi sulle regole da seguire.
Pochi investimenti, molti progetti fermi
A novembre si sono chiuse appena 72 operazioni di venture funding nel mondo crypto, il dato più basso dal gennaio 2023. Un segnale chiaro: molte startup hanno deciso di mettere in pausa i loro round di finanziamento, mentre diversi fondi hanno rallentato la loro attività, scegliendo di puntare solo su progetti già solidi o con una buona reputazione sul mercato.
“Il rischio percepito è ancora alto – spiega a Alanews.it Simone Grillo, analista tra Londra e Milano –. In questo momento i soldi vanno solo a chi ha già una rete ben consolidata”. I numeri confermano questa tendenza: meno startup riescono a raccogliere fondi, ma quelle che ci riescono portano a casa cifre più importanti, grazie alla loro esperienza o tecnologia collaudata.
I capitali volano sui big deal
Un dato balza subito all’occhio: quasi tutti i fondi raccolti a novembre – circa 340 milioni di dollari secondo le stime – si sono concentrati in appena quattro operazioni superiori ai 50 milioni ciascuna. Tra queste, spiccano il round Serie C della piattaforma DeFi WorldChain, basata a San Francisco e guidata dal fondo Andreessen Horowitz, e il finanziamento ottenuto da Blocklink, realtà coreana che punta all’espansione nel Sud-Est asiatico.
Il resto del settore invece arranca. Molti founder, soprattutto quelli attivi negli NFT e nel gaming su blockchain, hanno visto slittare i colloqui con gli investitori direttamente al 2026. “Non siamo davanti a una crisi definitiva – osserva Grillo – ma a una selezione naturale dopo gli eccessi degli anni 2021-2022”.
Regole incerte e mercati agitati frenano il settore
A pesare è l’incertezza normativa. Nelle piazze finanziarie più importanti come New York, Londra e Hong Kong si sono intensificate indagini e restrizioni contro gli exchange non regolamentati. Nel frattempo la volatilità di Bitcoin ed Ethereum ha spinto molti operatori a rimandare le IPO o a rivedere i loro piani.
“Molti investitori istituzionali chiedono prima chiarezza sulle norme antiriciclaggio prima di entrare in nuovi round”, spiega una fonte della European Venture Capital Association che preferisce restare anonima. In Italia il clima resta prudente: nei primi undici mesi del 2025 solo due startup crypto hanno chiuso round sopra i cinque milioni di euro, tra cui BitValue (con sede alla Bicocca), che ha raccolto dalla tedesca Digital Asset Partners.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi
E adesso? Il mercato non sembra pronto per una ripresa veloce. Gli addetti ai lavori pensano che nuovi progetti finanziabili saranno pochi almeno fino alla primavera del 2026. “Servono segnali forti sul fronte normativo per sbloccare i capitali fermi”, ammette una venture capitalist milanese contattata da Alanews.it. Intanto la liquidità presente si concentra solo su pochi nomi affidabili.
Secondo PitchBook la cifra media raccolta per round è salita a 7,1 milioni di dollari, segno che chi riesce ad andare avanti porta a casa cifre maggiori ma deve anche accettare condizioni più stringenti (come quote di equity più alte). Gli analisti sottolineano come questa fase stia liberando il mercato dai progetti meno solidi, lasciando spazio alle piattaforme che offrono applicazioni concrete: dai servizi per le imprese agli strumenti per gestire la privacy.
Il mercato cambia pelle
In questa fase di cambiamento anche il racconto dentro al mondo crypto sta mutando. Cresce l’attenzione verso temi come la compliance e l’integrazione con le banche tradizionali. Cala invece l’entusiasmo per token senza un vero uso o progetti nati solo per fare speculazione. “Non si può più puntare sugli slogan – conclude Grillo – chi vuole investimenti deve presentare prodotti funzionanti e business plan credibili”.
L’anno si chiude quindi senza sorprese: poco entusiasmo tra founder e investitori. Restano attese – tutte da vedere – su un possibile ritorno dell’interesse speculativo nel 2026. Molto però dipenderà dalle mosse delle autorità e dall’andamento dell’economia globale.
