Cosa chiediamo davvero all’intelligenza artificiale? Il report segreto sulle chat con GPT

ChatGpt e comunicazione

Come il nostro modo di comunicare è cambiato grazie (o per colpa) dell'AI-cryptohack.it

Franco Vallesi

19 Settembre 2025

Un’analisi su scala globale rivela come è cambiato il rapporto tra gli utenti e l’IA generativa: ChatGPT è sempre più integrato nella vita quotidiana.

Uno studio condotto da OpenAI insieme a Harvard e Duke analizza 1,5 milioni di chat anonime per capire come l’IA stia trasformando l’interazione umana e digitale.

In soli tre anni, ChatGPT è passato da esperimento curioso a strumento quotidiano utilizzato da centinaia di milioni di persone. Ma come sta cambiando davvero il nostro modo di parlare con l’intelligenza artificiale? Un nuovo studio accende i riflettori su una realtà che riguarda oltre 700 milioni di utenti attivi ogni settimana.

L’indagine: come ChatGPT sta cambiando le conversazioni online

Alla base dello studio, un imponente lavoro di analisi condotto su 1,5 milioni di conversazioni, completamente anonime e selezionate per rappresentare l’interazione reale tra esseri umani e ChatGPT. Il progetto è frutto di una collaborazione tra OpenAI, la Duke University e la Harvard University, e viene presentato in un working paper del National Bureau of Economic Research (NBER).

L’obiettivo? Capire come l’IA viene realmente usata dalle persone, quali sono i cambiamenti più evidenti nel modo in cui gli utenti si rapportano alla chatbot e, soprattutto, quale direzione sta prendendo questo rapporto.

Cosa dice la ricerca
Come è cambiato il modo di comunicare-cryptohack.it

Le conversazioni analizzate coprono un periodo che va dal lancio del servizio nel 2022 fino al 2025 e sono state elaborate attraverso sofisticati classificatori automatici, privi di qualunque dato identificativo personale. I ricercatori hanno potuto così osservare pattern ricorrenti, evoluzioni linguistiche e tematiche ricorrenti legate alla fiducia, all’utilità percepita e al livello di coinvolgimento emotivo.

Una delle scoperte più interessanti riguarda il fatto che gli utenti sembrano sempre più disposti ad aprirsi con l’IA, ponendo domande complesse, intime o persino esistenziali. Le conversazioni non riguardano più solo codici o compiti da svolgere, ma toccano anche aspetti relazionali, psicologici e creativi.

Una presenza silenziosa ma costante: come l’IA si inserisce nella vita di tutti i giorni

Il 2025 è l’anno in cui ChatGPT è diventato una presenza quasi invisibile ma costante nelle vite di milioni di utenti. L’intelligenza artificiale non è più vista solo come strumento di produttività, ma sempre più come compagno di dialogo, assistente personale e supporto nelle scelte quotidiane.

Secondo i dati raccolti, l’uso più frequente di ChatGPT avviene per:

  • Scrivere o correggere testi

  • Ottenere spiegazioni su concetti complessi

  • Trovare idee creative o ispirazioni

  • Affrontare dilemmi personali o prendere decisioni difficili

La capacità di adattarsi al tono dell’utente e di restituire risposte empatiche ha reso l’IA più umana agli occhi degli utenti, che la considerano sempre meno come un algoritmo e sempre più come un dialogatore affidabile.

Un altro dato che sorprende riguarda l’età media degli utilizzatori, che si sta abbassando progressivamente: sempre più studenti under 18 utilizzano ChatGPT per studiare, confrontarsi, migliorare le proprie capacità linguistiche e allenarsi al problem solving. Allo stesso tempo, cresce l’adozione anche tra le fasce over 60, che trovano nella chatbot un supporto per mantenere attiva la mente o affrontare piccole sfide digitali quotidiane.

Non mancano tuttavia anche zone grigie: il team di ricerca ha evidenziato come in alcuni casi la dipendenza da IA possa portare a una riduzione dell’autonomia critica o a un uso eccessivamente passivo delle risposte ricevute, soprattutto quando si affrontano temi emotivi o morali.

Verso un futuro di dialoghi ibridi tra umani e intelligenze artificiali

Il quadro che emerge dal lavoro di OpenAI, Duke e Harvard è quello di una nuova alfabetizzazione digitale in atto. Gli esseri umani stanno imparando a scrivere e pensare per essere compresi da un’IA, e l’IA, a sua volta, sta imparando a rispondere con toni, forme e stili sempre più coerenti con il linguaggio umano.

Questo equilibrio, ancora in costruzione, apre scenari affascinanti e complessi. Da un lato, l’interazione diventa sempre più naturale, quasi indistinguibile da una conversazione con una persona reale. Dall’altro, solleva interrogativi su privacy, etica, autorevolezza delle risposte e persino sovrastrutture ideologiche eventualmente apprese dai modelli linguistici.

Lo studio prevede che entro la fine del 2026, almeno l’80% delle attività cognitive di base – dalla scrittura alla sintesi, dalla spiegazione all’analisi – sarà supportato da IA generative nei paesi tecnologicamente avanzati.

In questo scenario, i modelli come ChatGPT saranno interlocutori onnipresenti, pronti a intervenire in ogni contesto, dalla scuola alla sanità, dal marketing alla giustizia. Ma il vero punto di svolta sarà la capacità dell’umanità di mantenere un ruolo attivo, critico e creativo all’interno di questo dialogo.

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