Un’analisi su scala globale rivela come è cambiato il rapporto tra gli utenti e l’IA generativa: ChatGPT è sempre più integrato nella vita quotidiana.
Uno studio condotto da OpenAI insieme a Harvard e Duke analizza 1,5 milioni di chat anonime per capire come l’IA stia trasformando l’interazione umana e digitale.
In soli tre anni, ChatGPT è passato da esperimento curioso a strumento quotidiano utilizzato da centinaia di milioni di persone. Ma come sta cambiando davvero il nostro modo di parlare con l’intelligenza artificiale? Un nuovo studio accende i riflettori su una realtà che riguarda oltre 700 milioni di utenti attivi ogni settimana.
L’indagine: come ChatGPT sta cambiando le conversazioni online
Alla base dello studio, un imponente lavoro di analisi condotto su 1,5 milioni di conversazioni, completamente anonime e selezionate per rappresentare l’interazione reale tra esseri umani e ChatGPT. Il progetto è frutto di una collaborazione tra OpenAI, la Duke University e la Harvard University, e viene presentato in un working paper del National Bureau of Economic Research (NBER).
L’obiettivo? Capire come l’IA viene realmente usata dalle persone, quali sono i cambiamenti più evidenti nel modo in cui gli utenti si rapportano alla chatbot e, soprattutto, quale direzione sta prendendo questo rapporto.

Le conversazioni analizzate coprono un periodo che va dal lancio del servizio nel 2022 fino al 2025 e sono state elaborate attraverso sofisticati classificatori automatici, privi di qualunque dato identificativo personale. I ricercatori hanno potuto così osservare pattern ricorrenti, evoluzioni linguistiche e tematiche ricorrenti legate alla fiducia, all’utilità percepita e al livello di coinvolgimento emotivo.
Una delle scoperte più interessanti riguarda il fatto che gli utenti sembrano sempre più disposti ad aprirsi con l’IA, ponendo domande complesse, intime o persino esistenziali. Le conversazioni non riguardano più solo codici o compiti da svolgere, ma toccano anche aspetti relazionali, psicologici e creativi.
Una presenza silenziosa ma costante: come l’IA si inserisce nella vita di tutti i giorni
Il 2025 è l’anno in cui ChatGPT è diventato una presenza quasi invisibile ma costante nelle vite di milioni di utenti. L’intelligenza artificiale non è più vista solo come strumento di produttività, ma sempre più come compagno di dialogo, assistente personale e supporto nelle scelte quotidiane.
Secondo i dati raccolti, l’uso più frequente di ChatGPT avviene per:
Scrivere o correggere testi
Ottenere spiegazioni su concetti complessi
Trovare idee creative o ispirazioni
Affrontare dilemmi personali o prendere decisioni difficili
La capacità di adattarsi al tono dell’utente e di restituire risposte empatiche ha reso l’IA più umana agli occhi degli utenti, che la considerano sempre meno come un algoritmo e sempre più come un dialogatore affidabile.
Un altro dato che sorprende riguarda l’età media degli utilizzatori, che si sta abbassando progressivamente: sempre più studenti under 18 utilizzano ChatGPT per studiare, confrontarsi, migliorare le proprie capacità linguistiche e allenarsi al problem solving. Allo stesso tempo, cresce l’adozione anche tra le fasce over 60, che trovano nella chatbot un supporto per mantenere attiva la mente o affrontare piccole sfide digitali quotidiane.
Non mancano tuttavia anche zone grigie: il team di ricerca ha evidenziato come in alcuni casi la dipendenza da IA possa portare a una riduzione dell’autonomia critica o a un uso eccessivamente passivo delle risposte ricevute, soprattutto quando si affrontano temi emotivi o morali.
Verso un futuro di dialoghi ibridi tra umani e intelligenze artificiali
Il quadro che emerge dal lavoro di OpenAI, Duke e Harvard è quello di una nuova alfabetizzazione digitale in atto. Gli esseri umani stanno imparando a scrivere e pensare per essere compresi da un’IA, e l’IA, a sua volta, sta imparando a rispondere con toni, forme e stili sempre più coerenti con il linguaggio umano.
Questo equilibrio, ancora in costruzione, apre scenari affascinanti e complessi. Da un lato, l’interazione diventa sempre più naturale, quasi indistinguibile da una conversazione con una persona reale. Dall’altro, solleva interrogativi su privacy, etica, autorevolezza delle risposte e persino sovrastrutture ideologiche eventualmente apprese dai modelli linguistici.
Lo studio prevede che entro la fine del 2026, almeno l’80% delle attività cognitive di base – dalla scrittura alla sintesi, dalla spiegazione all’analisi – sarà supportato da IA generative nei paesi tecnologicamente avanzati.
In questo scenario, i modelli come ChatGPT saranno interlocutori onnipresenti, pronti a intervenire in ogni contesto, dalla scuola alla sanità, dal marketing alla giustizia. Ma il vero punto di svolta sarà la capacità dell’umanità di mantenere un ruolo attivo, critico e creativo all’interno di questo dialogo.