Roma, 29 dicembre 2025 – Lo SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, è ormai la porta d’ingresso ai servizi online della Pubblica Amministrazione italiana. Nato otto anni fa come un’opzione in più, oggi è diventato il vero passaporto digitale per milioni di persone. Alla fine del 2025, la domanda è sempre la stessa: si può davvero vivere senza SPID? E a quale prezzo?
Come funziona lo SPID: la carta d’identità digitale
Per ottenere lo SPID basta registrarsi presso uno dei gestori autorizzati, come Poste Italiane, Aruba o Namirial. Occorrono un documento valido (carta d’identità o passaporto), la tessera sanitaria e un indirizzo email. Da quel momento, con SPID si può entrare in oltre 6000 portali, dai ministeri ai comuni, passando per INPS e Agenzia delle Entrate. “È il modo più sicuro per identificare chi accede ai servizi,” ha spiegato da poco l’AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale.
Sono moltissimi ormai a usare SPID per la dichiarazione dei redditi precompilata, le richieste di bonus o per consultare il fascicolo sanitario elettronico. A fine 2025 le identità digitali rilasciate in Italia superano i 37 milioni, un numero che continua a salire dopo anni di grande crescita. Ma non tutto è senza intoppi.
Cosa succede senza SPID: limiti e alternative
Oggi chi non ha lo SPID fa molta fatica – a volte non ci riesce proprio – a richiedere documenti anagrafici online o a gestire pratiche INPS dal computer. Alcuni servizi accettano ancora la CIE (Carta d’Identità Elettronica) o la CNS (Carta Nazionale dei Servizi), ma i dati del Ministero dell’Innovazione dicono che la maggior parte degli accessi avviene tramite SPID.
Le alternative sono spesso più lente e complicate. “Chi usa CNS o CIE chiede spesso aiuto tecnico,” conferma un operatore dello sportello digitale del Comune di Milano. Il risultato? File agli sportelli ancora frequenti, soprattutto tra chi ha meno dimestichezza con il digitale. Senza SPID molti restano fuori da servizi come l’iscrizione scolastica online o la consultazione dei referti medici.
Le criticità: esclusione digitale e sicurezza
Non mancano le critiche: anziani, italiani all’estero o chi non ha strumenti informatici fa fatica a tenere il passo con questa digitalizzazione spinta. “Mia madre ha dovuto andare di persona all’INPS perché non riusciva ad accedere online,” racconta Giorgio F., impiegato romano. A rendere tutto più complicato ci sono anche disservizi occasionali e problemi di compatibilità tra i vari gestori SPID.
L’Agenzia per l’Italia Digitale assicura che “l’accesso tramite SPID viene costantemente monitorato” e che i dati personali sono protetti con sistemi a doppia autenticazione. Ma gli attacchi informatici restano un problema serio: solo negli ultimi tre mesi sono stati segnalati almeno 18 tentativi di phishing con richieste false di dati SPID, dice la Polizia Postale.
Il futuro dello SPID: prospettive e possibili cambiamenti
Dal prossimo anno potrebbe partire una progressiva sostituzione dello SPID con la Identità Digitale Europea (EUid), secondo le linee guida del Ministero per l’Innovazione. L’obiettivo è permettere l’accesso a tutti i servizi pubblici e privati dell’Unione Europea usando una sola credenziale. “Siamo pronti alla transizione, ma servirà tempo e lavoro comune tra i Paesi,” spiega Paolo De Gregorio, funzionario del ministero.
Chi già usa lo SPID non deve fare nulla per ora: “Le identità digitali attive resteranno valide fino a nuove indicazioni,” precisano fonti ministeriali. Resta però aperta la questione dell’inclusione digitale: chi non ha uno smartphone aggiornato o fatica con password complesse continua a essere escluso.
L’impatto concreto nella vita di ogni giorno
Dalle tasse locali ai certificati anagrafici fino alla gestione della pensione, lo SPID è entrato silenziosamente nella routine quotidiana degli italiani. La pandemia da Covid-19 ha accelerato questa trasformazione; oggi quella spinta non si ferma ma anzi si consolida. Alle 10 di mattina nella sala d’attesa dell’anagrafe di Firenze una signora chiede: “Devo proprio farmi questo SPID?” L’impiegato risponde schietto: “Non è obbligatorio ovunque… però senza se ne fa davvero poca.”
In sostanza lo SPID si è imposto come lo strumento principale per dialogare con le istituzioni — semplificando molte cose ma escludendo chi non ce la fa ad adeguarsi. Nei prossimi mesi il governo dovrà affrontare sia il tema dell’inclusione sia quello della sicurezza. Intanto milioni di italiani continuano ad accedere ai servizi pubblici digitando nome utente e password SPID. Una routine destinata a restare — almeno per ora.
