Come Iscriversi al Programma GOL: Guida Completa per Trovare Lavoro e Aggiornare le Competenze

Giulio Righi

22 Dicembre 2025

Roma, 22 dicembre 2025 – Da tre anni è in campo in tutta Italia il Programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori). Avviato nel 2022 grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, questo progetto continua a rivolgersi a chi è in cerca di lavoro o vuole rimettersi in gioco aggiornando le proprie competenze. Proprio ora, con il mercato del lavoro che naviga tra vecchie difficoltà e nuove sfide legate al digitale, il programma torna sotto i riflettori del dibattito politico ed economico. Funziona davvero? Chi ne ha tratto vantaggio? E cosa si punta a fare nel 2026?

Cos’è il Programma GOL e chi può partecipare

Pensato dal Ministero del Lavoro nel 2021 ma partito solo l’anno dopo, il Programma GOL è nato per “garantire la piena occupabilità delle persone”, spiegano dal dicastero guidato da Marina Calderone. A poter accedere sono tanti: dai disoccupati di lungo periodo ai giovani under 30 senza un lavoro, dalle donne che hanno lasciato il mercato ai lavoratori in cassa integrazione o con contratti a termine. Le regioni dove si registra più interesse, secondo i dati Anpal aggiornati a novembre, sono ancora Campania, Sicilia e Lombardia, ma Emilia-Romagna e Lazio vedono crescere le richieste da mesi. “Non si tratta solo di trovare un impiego, ma di costruire un percorso su misura che tenga conto delle competenze iniziali”, ha detto Claudia Pratelli, assessora al Lavoro del Comune di Roma.

Cosa offre davvero: formazione, orientamento e percorsi su misura

Nel concreto, GOL mette sul piatto diversi strumenti: dall’orientamento individuale ai corsi di riqualificazione – dalla logistica al digitale –, passando per tirocini anche retribuiti in azienda. Chi si iscrive viene subito convocato in uno dei oltre 550 centri per l’impiego sparsi sul territorio per un primo colloquio. Da lì, insieme agli operatori, si costruisce un piano personalizzato. Può essere un semplice corso per aggiornare le basi digitali o percorsi più lunghi per cambiare mestiere.

La durata dei percorsi è variabile – “da qualche settimana fino a nove mesi”, spiegano da Anpal – a seconda della situazione personale. Il 46% degli iscritti negli ultimi dodici mesi ha scelto corsi legati all’innovazione digitale; gli altri si sono divisi tra artigianato, assistenza sanitaria e turismo. “L’obiettivo rimane sempre quello di favorire un ingresso o rientro stabile nel mondo del lavoro”, sottolineano dal Ministero.

I numeri sul campo: partecipanti e risultati

Il report Anpal pubblicato lo scorso 30 novembre parla chiaro: da quando è partito il programma sono stati presi in carico circa 1,8 milioni di lavoratori in tutta Italia. Di questi, almeno 720 mila hanno seguito un percorso formativo o di orientamento e oltre 410 mila hanno firmato un contratto dopo aver aderito al progetto. Sono numeri in crescita rispetto al 2023.

Va detto però che i risultati cambiano da regione a regione. Nel Nord Italia la percentuale di ricollocazione spesso supera il 35%, mentre al Sud oscilla tra il 18% e il 27%. Conta anche il tipo di contratto: più della metà dei nuovi rapporti sono a tempo determinato (da tre a dodici mesi), ma rispetto al primo anno aumentano quelli stabili.

Le ombre sul percorso: burocrazia e divari territoriali

Non mancano le criticità. Gli operatori dei centri per l’impiego denunciano una burocrazia ancora pesante: “Chi arriva spesso si sente perso davanti alla mole di documenti da presentare”, racconta una dipendente dello sportello Porta Futuro di Bari. Anche i sindacati lanciano l’allarme: “Il rischio è che vengano scoraggiate le persone più fragili”, avverte Ivana Veronese della UIL. Un altro problema riguarda la disparità tra Nord e Sud: al Nord servizi più rapidi e aziende pronte ad accogliere tirocinanti; al Sud tempi più lunghi e meno opportunità.

Il governo promette interventi per correggere queste differenze, puntando a rafforzare gli organici e digitalizzare le procedure entro fine 2026. Però dal Ministero precisano: “Serve uno sforzo collettivo anche da parte delle imprese”.

Quale futuro per GOL? Tra ambizioni e scetticismi

Per il 2026 l’obiettivo è allargare la presa fino a due milioni e mezzo di lavoratori coinvolti. Ma gli osservatori invitano alla prudenza: “Servono fondi extra e una collaborazione ancora più stretta tra enti pubblici e aziende”, dice Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl. Tra chi ha trovato lavoro grazie al programma – lo confermano diverse testimonianze raccolte nei centri romani – c’è soddisfazione ma anche la consapevolezza che “ci vorrà tempo prima di vedere risultati solidi”.

Il vero nodo resta la qualità dei contratti proposti e una formazione davvero spendibile sul mercato. Solo allora potremo parlare davvero di una svolta concreta. Intanto ogni mese migliaia di persone bussano agli sportelli GOL cercando risposte concrete in un mercato del lavoro ancora tutto da decifrare.

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