Milano, 2 dicembre 2025 – Cambiare operatore di telefonia fissa dovrebbe essere una cosa semplice. E invece, per tanti utenti, arriva un problema tecnico inatteso: si finisce quasi sempre per dover usare il router fornito dal nuovo gestore per navigare. Un dettaglio che, in mezzo a scatoloni da aprire e cavi da sistemare, pesa davvero sulla vita di tutti i giorni. Eppure, la legge – aggiornata ormai nel 2018 – garantisce la libertà di collegare alla propria linea il dispositivo che si vuole. Allora perché, nella pratica, spesso bisogna rinunciare al router di casa?
Router degli operatori: cosa succede davvero dopo il cambio
La scena è quasi sempre la stessa: arriva il corriere con il nuovo modem-router, dentro la scatola c’è un foglio con le istruzioni del gestore – spesso Telecom Italia, Fastweb, Vodafone o WindTre – e una raccomandazione chiara: usare solo quel dispositivo. Qualcuno prova a montare il proprio router, magari più potente o già configurato su misura. Ma dopo diversi tentativi e telefonate al call center, molti si arrendono. “Collega il nostro modem per far funzionare tutto”, dicono gli operatori. Il motivo? Compatibilità e supporto tecnico. Per loro è più facile intervenire quando usano apparecchi proprietari: risolvono guasti più velocemente e tengono sotto controllo aggiornamenti e sicurezza.
Tuttavia, secondo Agcom (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), la scelta spetta all’utente. La delibera 348/18/CONS lo dice chiaro da anni: si può collegare qualsiasi dispositivo compatibile con la rete. Ma tra un operatore e l’altro, in concreto, restano parecchi intoppi tecnici e problemi di comunicazione.
Norme chiare ma applicazione incerta: cosa prevede la legge
Dal punto di vista legale, quella della “libertà di modem” è un diritto. Dopo il cambio operatore si può usare qualsiasi router compatibile. Nella realtà però molti gestori impongono configurazioni particolari o forniscono dati tecnici solo a fatica e su richiesta. Gli utenti meno pratici finiscono così bloccati davanti a parametri come PPPoE, VLAN ID o username e password che spesso non vengono spiegati bene.
“Chiediamo maggiore chiarezza agli operatori: i clienti devono poter usare i loro apparecchi senza problemi”, spiega Federconsumatori Lombardia, che segnala un aumento delle lamentele su questo fronte. Non sono rari i casi in cui la linea funziona solo con il router ufficiale o in cui alcune funzioni, come il VoIP, spariscono se si usa un dispositivo alternativo.
Come questa situazione impatta sulla vita digitale
A pagarne il prezzo sono soprattutto professionisti in smart working e famiglie che hanno investito in apparecchiature più avanzate per una buona copertura Wi-Fi o una maggiore sicurezza. Andrea G., 37 anni e ingegnere informatico milanese, racconta: “Dopo il passaggio a Vodafone non sono più riuscito a usare il mio router Asus. Ho fatto vari tentativi ma l’assistenza mi ha detto che i dati VoIP necessari non li potevano dare”. Il problema diventa evidente soprattutto quando i modem forniti dagli operatori vanno peggio dei modelli comprati da sé.
Anche alcune associazioni di categoria parlano di “un grande divario tra quello che dice la legge e quello che succede realmente”, segnalando istruzioni ufficiali poco chiare o volutamente vaghe. Per molti utenti quindi restare legati al router dell’operatore è quasi inevitabile almeno nei primi giorni dall’attivazione.
Diritti dell’utente: come muoversi e cosa chiedere
Chi vuole usare un router proprio può – anzi deve – chiedere all’operatore tutti i dati tecnici necessari. Agcom può multare le aziende che mettono ostacoli ma spesso le pratiche sono lente e complicate per chi non ha dimestichezza con questi temi. Se il gestore non collabora si può presentare un reclamo formale attraverso i canali indicati dall’Autorità.
Ultimamente qualche compagnia ha iniziato a mettere online le istruzioni ufficiali per aiutare gli utenti a configurare dispositivi diversi dal loro. Però il cambiamento procede lentamente: secondo Altroconsumo solo il 53% dei nuovi clienti riesce subito ad attivare la linea con un dispositivo alternativo.
In sostanza – almeno per ora – cambiare operatore vuol dire quasi sempre accettare il router fornito come unica scelta possibile. Eppure questa battaglia sulla libertà digitale passa anche da qui: poter scegliere quale apparecchio collegare resta un diritto importante da difendere con pazienza e consapevolezza.
