Chicago, 28 novembre 2025 – Una brusca interruzione ha fermato ieri il **Chicago Mercantile Exchange (CME)**, la più grande borsa mondiale di **derivati**, costringendo a una sospensione temporanea delle contrattazioni. Dalle 13:37 (ora italiana), il sistema ha smesso di accettare ordini su **futures azionari, forex** e **commodities**, lasciando centinaia di operatori con gli schermi congelati e senza alcuna possibilità di intervenire. Un fatto raro che ha subito acceso dubbi tra investitori, autorità di controllo e analisti finanziari. Il motivo? Un guasto tecnico ai sistemi informatici principali, questa la versione ufficiale diffusa dallo staff del CME in serata.
## L’interruzione che ha bloccato i mercati e le prime reazioni
Poco dopo mezzogiorno, i primi segnali di malfunzionamento hanno cominciato a farsi sentire. Dagli operatori delle sale trading di Londra a quelli di Singapore sono arrivate segnalazioni di problemi nell’inserimento degli ordini su contratti future molto liquidi come l’**E-mini S&P 500** e i principali cross valutari. “Non riuscivamo più ad aggiornare le posizioni”, racconta Marco Vitale, broker in una banca d’investimento milanese. “All’inizio pensavamo fosse un problema locale della connessione, poi però la chat interna è esplosa: anche a Francoforte e New York era tutto bloccato”. Nel giro di pochi minuti, i volumi si sono praticamente azzerati, lasciando in sospeso circa 30 mila miliardi di dollari in **notional** tra futures e opzioni.
## Blackout tecnico senza precedenti
Il **CME Group**, che controlla anche le piattaforme CBOT e NYMEX, ha annunciato intorno alle 14:15 che “una serie di problemi nei sistemi centrali di matching degli ordini” aveva reso necessario bloccare le negoziazioni. Nessun dettaglio tecnico aggiuntivo è stato fornito. Fonti interne, contattate da Alanews, parlano invece di un’interruzione nella sincronizzazione tra i server principali e quelli di backup ad **Aurora (Illinois)**, il cuore tecnologico dell’exchange. “È stato uno dei blackout più estesi degli ultimi anni”, ammette un tecnico IT che preferisce restare anonimo. Solo verso le 17 (ora italiana) sono tornate operative le funzioni base per chiudere le posizioni più critiche.
## Mercati sotto pressione ma senza panico
Anche se il blocco ha coinvolto tutti i prodotti principali del **CME** – dal petrolio WTI al mais, dai futures sui Treasury ai cambi euro-dollaro – i mercati globali hanno retto meglio del previsto. Le piattaforme alternative come l’**ICE** hanno visto un’impennata negli scambi; mentre su **Wall Street** i principali indici hanno limitato le perdite allo 0,5%. “Le nuove regole sui circuit breaker hanno evitato vendite a cascata”, spiega Elena Marinelli, analista finanziaria romana. Tuttavia, tra gli operatori si respira tensione. “Un blackout così su una struttura critica fa sorgere seri dubbi sulla sicurezza dell’intero sistema”, commenta uno strategist svizzero. La Commodity Futures Trading Commission (CFTC) avrebbe già attivato protocolli straordinari per monitorare la situazione.
## Quando il CME si è fermato davvero: pochi precedenti
Nella sua storia recente, il **CME** non aveva mai subito un blocco così vasto. Gli episodi peggiori risalgono al 2012 e al 2016, ma in quei casi il fermo riguardava solo alcuni prodotti specifici. Stavolta invece lo stop ha coinvolto tutte le grandi asset class trattate nei derivati contemporaneamente. “Un’interruzione così ampia non si vedeva da almeno vent’anni”, confida un ex responsabile IT dell’exchange americano. Il nodo vero ora è capire quanto siano solide le infrastrutture finanziarie globali: con l’aumento della digitalizzazione basta un guasto ai sistemi per mettere in pausa trilioni di dollari in transito.
## Autorità all’opera: cosa aspettarsi ora
Il **CME Group** promette una verifica approfondita dell’accaduto e annuncia che entro domani sarà pubblicato un rapporto tecnico dettagliato. Gary Gensler, presidente della SEC, ha chiesto “massima trasparenza e collaborazione tra mercato e istituzioni per fare chiarezza”. Al momento non ci sono segnali né indizi di attacchi informatici esterni; l’ipotesi più probabile resta quella del malfunzionamento interno ai sistemi. Gli operatori guardano con attenzione alle prossime ore: perché – come ricordano molti esperti – la fiducia nelle borse elettroniche passa anche dalla capacità di risolvere rapidamente questi problemi. Oggi a essere sotto esame è proprio il cuore pulsante dei derivati mondiali.