Chi è Vittorio Vitiello, l’uomo dietro il sito Phica.eu finito sotto inchiesta

Sito chiuso

Il sito Phica.eu fa di nuovo parlare di se-cryptohack.it

Franco Vallesi

4 Settembre 2025

Un sito pieno di contenuti sessisti e umilianti verso le donne, politici e influencer. E dietro tutto questo, secondo gli inquirenti, ci sarebbe un volto ben preciso.

FIRENZE, settembre 2025 — C’è un nome dietro il sito Phica.eu, chiuso di recente dopo un’ondata di denunce e polemiche. È quello di Vittorio Vitiello, 45 anni, fiorentino d’adozione ma nato a Pompei, già noto alle forze dell’ordine per episodi simili risalenti a quattro anni fa. Vitiello, secondo le indagini della Polizia Postale, sarebbe il gestore occulto della piattaforma, dove venivano pubblicati contenuti degradanti, spesso con riferimenti sessisti, contro donne famose, politici, attrici e personaggi dello spettacolo.

La sua identità è stata ricostruita anche grazie alla denuncia presentata dalla sindaca di Firenze, Sara Funaro, vittima lei stessa di attacchi su Phica.eu, dove appariva in una lista di donne pubblicamente esposte a insulti, commenti volgari e richieste implicite di “voto del pubblico”. Non era un semplice caso di hate speech, ma qualcosa di più subdolo e sistematico.

Dietro il sito c’era una macchina ben strutturata: la società Lupotto Srl, registrata a Firenze con oggetto sociale legato alla pubblicità e all’organizzazione eventi tramite influencer, di cui Vitiello risulta amministratore unico. Un dettaglio che ha facilitato la tracciabilità, nonostante il sito si appoggiasse a server localizzati in Russia e in Cina e fosse gestito sotto i nickname Phica Master e Boss Miao.

Il precedente del 2019 e i nuovi sospetti di estorsione

Non era la prima volta che le autorità italiane avevano a che fare con Vitiello. Nel 2019, durante un’altra indagine, fu interrogato dalla Polizia Postale e si mostrò collaborativo, fornendo anche gli indirizzi IP della piattaforma gestita in quel momento. Ma, secondo le attuali accuse, questo non lo avrebbe fermato. Anzi: negli anni successivi la sua attività online sarebbe diventata ancora più organizzata e pericolosa, arrivando a ospitare addirittura una guida su come scattare foto di nascosto a donne nei camerini o negli spogliatoi, un fatto gravissimo già oggetto di segnalazione anche da centri antiviolenza digitali.

Sito web
L’indagato non era la prima volta che è stato fermato durante le indagini-cryptohack.it

La pagina principale di Phica.eu è stata rimossa in autotutela negli scorsi giorni, ma non prima che comparisse un post firmato dallo stesso amministratore, in cui cercava di difendersi dalle accuse di estorsione. Nel messaggio, diventato virale e salvato dagli investigatori, Vitiello smentisce formalmente ogni tentativo estorsivo, ma poi descrive con dovizia di particolari una trattativa economica per la rimozione di contenuti a pagamento.

Nel lungo post, l’amministratore fa riferimento a una certa E.M., nota per la sua presenza su OnlyFans, e racconta come, dopo una richiesta di rimozione avanzata da un conoscente (L.F.), avrebbe proposto un servizio “proattivo” di monitoraggio e pulizia di link compromettenti — ovviamente a pagamento. La metafora usata? Quella della pizza a domicilio: “Se la prendi tu, costa meno. Se la vuoi consegnata, paghi di più”.

Il dettaglio finale della trattativa — reso pubblico per “trasparenza”, secondo l’autore — include persino un sconto di 300 euro perché la persona coinvolta non voleva “finire in blacklist” sul sito.

Un caso che solleva domande sulla violenza digitale in Italia

La sindaca Sara Funaro ha scelto di esporsi in prima persona: «Denunciate, non tacete — ha dichiarato —. Questi episodi sono violenza, anche se si consumano online. La vergogna deve essere di chi li compie, non di chi li subisce». Un appello diretto a tutte le donne, e in particolare a quelle giovani, sempre più esposte al rischio di vedersi esposte, ridicolizzate o strumentalizzate sui social e su portali “ombra”.

Nel frattempo, le autorità stanno valutando i reati ipotizzabili, che vanno dalla diffamazione aggravata all’istigazione alla violenza di genere, fino a ipotesi più pesanti come l’estorsione e la violazione della privacy. Gli inquirenti stanno lavorando per ricostruire i pagamenti ricevuti, anche tramite criptovalute, da parte degli utenti che hanno richiesto la rimozione dei contenuti.

Il caso di Phica.eu, però, non è isolato. Esistono in rete decine di piattaforme simili, spesso mascherate da forum o blog, che si presentano come “spazi liberi” ma nascondono un sistema ben più complesso fatto di traffico di immagini rubate, servizi illegali, monetizzazione dell’umiliazione.

Una nuova consapevolezza collettiva contro l’odio in rete

Il caso Vitiello riaccende il dibattito su quanto sia urgente dotarsi di strumenti normativi più efficaci per affrontare la violenza digitale. Le piattaforme, soprattutto quelle che si definiscono “alternative” o “anonime”, continuano a operare in zona grigia, tra le falle dei controlli internazionali e l’assenza di regole armonizzate tra i Paesi. Eppure, qualcosa sta cambiando.

La crescente attenzione mediatica, l’azione delle istituzioni locali come quella della sindaca Funaro e l’indignazione collettiva che questo caso ha sollevato sembrano indicare che l’opinione pubblica non è più disposta a tollerare certe forme di abuso.

Phica.eu è stato chiuso, ma il lavoro di contrasto a questa nuova forma di violenza è solo all’inizio. E ha bisogno non solo di leggi, ma anche di coscienza sociale.

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