Milano, 15 novembre 2025 – Il token Chainlink (LINK) sta attirando tutte le attenzioni sul mercato. Da oltre un mese, a partire dal 10 ottobre, si susseguono prelievi massicci dagli exchange centralizzati. I dati di Glassnode parlano chiaro: oltre 60 milioni di LINK sono stati ritirati, per un valore vicino agli 850 milioni di dollari. Parliamo di circa il 6% di tutta la moneta in circolazione, una cifra che non si vedeva da tempo per entità e rapidità.
Chainlink, fuga record dagli exchange
Gli esperti lo definiscono un fenomeno fuori dal comune, non solo per la quantità ma anche per la velocità. Fino a poco tempo fa, tra maggio 2021 e ottobre 2025, la quantità di LINK sugli exchange si aggirava tra i 160 e i 200 milioni di unità. Ora, in poche settimane, è scesa sotto i 120 milioni. Un livello che mancava dal luglio 2019, quando il token valeva circa 3 dollari, molto lontano dai picchi vicino ai 50 dollari raggiunti negli anni successivi.
Questa corsa al prelievo non riguarda tutte le criptovalute. Solo XRP mostra una tendenza simile, ma meno pronunciata. Le altre monete digitali più importanti, invece, mantengono flussi stabili dentro e fuori dagli exchange.
Non è un “shock di offerta”, ma il segnale è chiaro
Nel mondo crypto si parla spesso di “supply shock” quando si registrano prelievi così grandi. Ma i numeri chiedono prudenza. Restano infatti ancora 120 milioni di LINK sugli exchange, con una capitalizzazione che supera i 1,7 miliardi di dollari. Per molti addetti ai lavori, questo basta a escludere un’imminente crisi di liquidità.
“Gli exchange devono assicurare la liquidità per il trading,” spiega un analista contattato da alanews.it. “Se manca qualcosa, possono rifornirsi tramite partner istituzionali o mercati OTC.” Quello che però cambia è la tendenza: sempre più utenti vogliono mettere al sicuro i loro LINK, togliendoli dalle piattaforme centralizzate. Un comportamento che non si vedeva da tempo.
Holder storici in fuga: saldo netto in calo
Un dato che colpisce arriva dall’analisi on-chain: il saldo netto dei long-term holders – chi tiene i LINK fermi da almeno 155 giorni – è diminuito dal mese scorso. In numeri, parliamo di circa 22 milioni di LINK in meno. Questo non significa necessariamente vendite. Molti stanno spostando i token altrove, forse su piattaforme DeFi, scambi OTC o semplicemente per diversificare dove li conservano.
“Non è detto che siano vendite,” precisa un esperto. “Potrebbe trattarsi di strategie per gestire i rischi o cercare nuove opportunità nel mondo crypto.”
La maggior parte degli holder resta fedele
Nonostante queste mosse, le cosiddette hodl waves raccontano un’altra storia. Chi tiene i LINK da 3 a 5 anni detiene ancora il 36% della moneta in circolazione. Se si allarga l’analisi a chi li tiene da almeno un anno, la quota sale al 60%. È un segnale chiaro: sul lungo periodo, la fiducia in Chainlink resta solida.
Altcoin in affanno: prezzi giù e nervosismo in aumento
Il quadro generale delle criptovalute resta però incerto. Il prezzo di LINK ha perso il 23% nell’ultimo mese, seguendo il trend negativo delle principali altcoin e la volatilità che scuote anche i mercati azionari globali. Gli operatori avvertono: i dati on-chain raccontano solo una parte della storia. Le oscillazioni a breve sono influenzate soprattutto da fattori macroeconomici e dalla liquidità globale.
Dietro a questi numeri però si muove qualcosa di silenzioso ma deciso: c’è chi sta accumulando LINK, andando controcorrente rispetto al sentiment generale. Sarà l’inizio di una nuova fase o solo una pausa? Lo scopriremo nei prossimi mesi. Per ora, una cosa è certa: Chainlink torna a far parlare di sé, con numeri che non si possono ignorare.
