Buterin avverte Musk: la violenza su X minaccia la libertà di parola in Italia

Corrado Pedemonti

31 Dicembre 2025

Roma, 31 dicembre 2025 – Vitalik Buterin, il fondatore di Ethereum, è tornato a far sentire la sua voce ieri sera, intervenendo nel dibattito acceso sulla regolamentazione delle criptovalute. Durante un evento online da Londra, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di trovare un equilibrio tra innovazione e tutela. Un tema che torna spesso al centro delle discussioni, condiviso da molti addetti ai lavori preoccupati dagli sviluppi recenti.

La regolamentazione che spacca il settore

Negli ultimi sei mesi, la questione delle norme sulle criptovalute è diventata sempre più spinosa. A farsi sentire non sono solo gli operatori del settore, ma anche regolatori e grandi istituzioni finanziarie internazionali. Lo stesso Buterin ha ammesso che «il rischio di una stretta normativa troppo pesante è reale», soprattutto in paesi come Stati Uniti e Regno Unito, dove i segnali di inasprimento si moltiplicano. Solo martedì scorso, la Securities and Exchange Commission americana ha lanciato l’allarme su alcune forme di finanza decentralizzata «non trasparenti», mettendo in allarme i principali centri digitali.

Secondo i dati di Chainalysis, l’86% dei movimenti crypto a livello globale passa da piattaforme localizzate in dieci paesi industrializzati. Un fatto che, come spiega l’analista Simon Davies, «richiede risposte coordinate per evitare una frammentazione dei mercati». Buterin non nega i rischi: «Servono regole chiare, ma senza soffocare la voglia di innovare».

Un confronto acceso e costante

L’intervento di Buterin – intorno alle 18.30 ora italiana alla conferenza “Web3 Regulation 2025” – si inserisce in un clima già molto teso. Pochi giorni fa Changpeng Zhao, CEO di Binance, parlava di «una fase delicata dove ascolto e dialogo sono fondamentali». Dall’altra parte della barricata, la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde chiedeva «più chiarezza» per le piattaforme attive in Europa.

Nei corridoi virtuali della conferenza le parole di Buterin hanno trovato eco positiva. L’imprenditrice inglese Naomi Brockwell – voce autorevole nella comunità blockchain europea – ha sottolineato: «Ci vuole coraggio a dire che non si può soffocare l’innovazione con la burocrazia». Parole che risuonano anche tra gli sviluppatori italiani collegati da Milano e Torino, molti dei quali temono una fuga dei talenti verso mercati meno rigidi.

Cosa cambia davvero sul mercato

La risposta dei mercati alle parole di Buterin è stata prudente. Ieri sera il valore di Ethereum si è mantenuto intorno ai 2.300 dollari, con un calo lieve dello 0,7% rispetto alla chiusura precedente. Non un segnale di panico, ma diversi operatori romani sentiti da alanews.it parlano di una «fase piuttosto tesa», anche per via dell’uscita proprio ieri dei primi documenti tecnici del MiCA (Markets in Crypto Assets), il regolamento europeo che partirà dal prossimo anno.

«Se la normativa sarà troppo rigida – spiega Michele Adamo, consulente milanese – molte startup saranno costrette a guardare oltre confine». Un allarme che rispecchia quello lanciato dallo stesso Buterin: «Le regole devono esserci, ma servono processi veloci».

2026: l’anno decisivo

Guardando avanti, esperti e analisti concordano: il 2026 sarà cruciale per le norme sulle criptovalute. Con l’entrata in vigore del MiCA a gennaio, l’Unione Europea punta a diventare un modello globale. Ma restano diversi punti da chiarire, come i controlli antiriciclaggio e la gestione dei wallet anonimi.

Uno studio pubblicato dalla rivista “Crypto Journal” rivela che oltre il 40% degli operatori teme un calo degli investimenti se le regole saranno troppo rigide. Anche negli Stati Uniti la situazione resta incerta: dal Congresso non arrivano segnali chiari e la Federal Reserve preferisce mantenere un basso profilo.

Il dialogo non si ferma

Nel finale del suo intervento londinese Buterin ha scelto parole nette ma pacate: «Serve un dialogo continuo tra chi crea tecnologia e chi fa le leggi». E guardando alle reazioni raccolte tra addetti ai lavori e investitori italiani – collegati da coworking tra Garbatella e Brera – appare chiaro che questa partita è tutt’altro che chiusa. Anzi: nelle prossime settimane, con incontri tecnici e audizioni parlamentari all’orizzonte, la tensione potrebbe crescere ancora.

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