Milano, 20 novembre 2025 – Bitcoin ha vissuto lunedì una delle giornate peggiori dell’anno, con un calo netto del 26,7%, superando anche la flessione del 26,5% registrata ad aprile. Gli esperti parlano di una correzione senza precedenti nell’attuale fase rialzista. I segnali dal mercato mostrano tensione alta, lasciando intendere che questa potrebbe essere l’ultima ondata di vendite forzate prima di una possibile stabilizzazione.
Bitcoin a picco: paura alta, ma la storia invita alla calma
Il brusco crollo di Bitcoin ha fatto schizzare il Crypto Fear & Greed Index in zona “Extreme Fear”. L’indice, sceso sotto il livello 10 e poi risalito a 15, traduce un clima di grande incertezza. Ma, nonostante tutto, molti addetti ai lavori vedono in questo momento un’opportunità. “Quando la paura tocca questi livelli, Bitcoin ha spesso rimbalzato con forza”, spiega l’economista Alex Kruger, che ha studiato undici casi simili dal 2018 a oggi.
Kruger sottolinea che ogni volta che l’indice scendeva a 10 o meno, il prezzo di Bitcoin saliva in media del 10% nella settimana seguente. E il trend positivo continuava anche dopo: +23% dopo 80 giorni e +33% entro sei mesi. “La paura estrema è uno dei segnali più affidabili del mercato”, commenta Kruger, anche se avverte: nel breve periodo si possono ancora vedere oscillazioni.
Mercato sotto stress, ma nessun segnale di rottura
Il ricercatore Axel Adler Jr. segnala che l’indice di stress del mercato è rimasto alto dopo il crollo, attestandosi a 67,82, ben sopra la soglia di allarme fissata a 64. Il momento di picco è arrivato proprio durante il crollo, quando la volatilità ha raggiunto un valore di 4,55 Z-score, facendo scattare diversi campanelli d’allarme tra gli operatori. Nelle ultime 24 ore, l’indice si è mantenuto tra 62 e 68 punti, ma la curva in salita (+2,62) mostra che la tensione non si è ancora placata.
Anche altri segnali confermano la situazione: il sentiment degli investitori resta fragile e gli indicatori tecnici indicano una fase di “pulizia” delle posizioni più rischiose. “Siamo nel momento che gli esperti chiamano la fase finale di capitolazione”, ha scritto l’analista Victor sui social.
Piccoli investitori in difficoltà: vendite in perdita e dati on-chain
I dati on-chain rivelano che i cosiddetti short-term holders — chi ha comprato Bitcoin negli ultimi mesi — stanno vendendo a prezzi più bassi di quelli di acquisto. Il rapporto SOPR (Spent Output Profit Ratio) è sceso a 0,97, segno che la maggior parte delle operazioni recenti sono in perdita. Questo valore resta sotto 1 da settimane, formando quella che gli analisti chiamano la “capitulation band”, una fascia che spesso anticipa i punti di svolta.
Anche l’indicatore STH-MVRV è sceso nettamente sotto 1, segnalando che quasi tutti i nuovi acquirenti sono in rosso. Secondo le piattaforme di scambio, nelle ultime ore sono stati spostati verso gli exchange circa 65.200 BTC a prezzi inferiori rispetto al costo d’acquisto. Un segnale chiaro di paura e di chi preferisce chiudere posizioni per limitare i danni.
Cosa aspettarsi: prudenza e possibili segnali di ripresa
Nonostante la tensione, diversi analisti invitano a non farsi prendere dal panico. “Questo momento potrebbe essere un punto di svolta”, dice Victor, “ma non è detto che il rimbalzo arrivi subito”. Le condizioni economiche negli Stati Uniti e le decisioni di politica monetaria restano fattori di rischio per tutto il mondo delle criptovalute.
In sintesi, la correzione di Bitcoin si inserisce in un periodo di forte nervosismo e pessimismo. Ma la storia recente insegna che proprio quando la paura è più alta, spesso si aprono le porte per ripartenze importanti. Gli investitori restano in attesa: c’è chi teme nuovi cali e chi, invece, vede in questa crisi un’occasione per tornare a comprare.
