Ansia e stress, la scoperta che lega milioni di italiani all’AI (e non è per lavoro)

Cosa chiedono

L'intelligenza artificiale come strumento di introspezione-cryptohack.it

Franco Vallesi

1 Ottobre 2025

Una ricerca condotta da Samsung fotografa il rapporto tra gli italiani e l’intelligenza artificiale: il 76% la considera un aiuto per semplificare la vita quotidiana e alleggerire il peso emotivo delle attività più stressanti.

L’intelligenza artificiale non è più percepita soltanto come una tecnologia di frontiera, ma sempre più come un compagno silenzioso della vita quotidiana. È quanto emerge dal Samsung Trend Radar 2025, indagine condotta in collaborazione con Toluna, che ha messo in luce la relazione tra gli italiani e i sistemi basati sull’AI. I risultati mostrano un quadro interessante: gli italiani non cercano soltanto efficienza e velocità, ma sempre di più sollievo emotivo, con la possibilità di delegare compiti ritenuti ansiogeni o ripetitivi.

La ricerca fotografa un Paese che, da un lato, affida alla tecnologia il ruolo di supporto pratico, dall’altro le riconosce una funzione quasi terapeutica. Per molti cittadini, infatti, l’AI diventa un filtro capace di ridurre l’impatto delle incombenze quotidiane, trasformando la percezione della tecnologia da semplice strumento a vero alleato.

L’AI come strumento di sollievo emotivo per milioni di italiani

I dati parlano chiaro: 4 italiani su 10 già oggi utilizzano sistemi basati su intelligenza artificiale per delegare alcune attività. Nel dettaglio, il 37% degli intervistati affida all’AI pratiche amministrative come reclami e solleciti, il 30%preferisce utilizzarla per compiti più banali come telefonate di servizio e prenotazioni di appuntamenti, mentre il 27% la usa per gestire impegni considerati perdite di tempo, come il pagamento delle bollette o la gestione delle code digitali.

Non è un caso che le motivazioni più citate non siano solo di natura pratica. Il 76% degli intervistati dichiara di voler trovare sollievo da compiti ripetitivi, il 75% cerca di risparmiare tempo ed energie per attività più importanti, mentre il 74% ammette di voler evitare in modo attivo situazioni che provocano ansia o disagio. È quindi evidente come l’adozione dell’AI non sia guidata soltanto dal desiderio di comodità, ma anche da un’esigenza emotiva sempre più forte.

Le domane
Gli italiani provano a trovare nell’AI un sostegno per ansie e paure-cryptohack.it

Un elemento centrale in questa dinamica è lo smartphone, che per il 76% degli italiani rappresenta il dispositivo ideale per accedere a servizi e funzioni basate su AI. Molto più del PC (indicato solo dal 35%), il telefono viene percepito come la porta d’ingresso naturale verso assistenti virtuali, applicazioni intelligenti e strumenti digitali capaci di semplificare la vita. Questo dato conferma la centralità del mobile nella trasformazione tecnologica del Paese e sottolinea come il device più diffuso sia ormai anche il più importante per avvicinare l’AI a un pubblico sempre più ampio.

Non a caso, anche nel commento ai risultati della ricerca, Emanuele De Longhi, Head of Corporate Marketing di Samsung Electronics Italia, ha rimarcato questa centralità: «Gli italiani cercano dall’AI non solo efficienza, ma sollievo emotivo. Per questo la fiducia diventa un elemento cruciale: la tecnologia deve essere intuitiva, rispettosa e trasparente. Lo smartphone, già punto di riferimento per tre italiani su quattro, diventa la chiave per rendere l’AI accessibile e utile a tutti, nel ruolo di vero e proprio compagno quotidiano».

Fiducia, privacy e semplicità: i tre requisiti per affidarsi davvero all’AI

Accanto all’entusiasmo, però, c’è anche cautela. La ricerca rivela infatti che quasi la metà degli italiani che ancora non utilizza strumenti basati su AI preferisce gestire le attività in autonomia per sentirsi più sicura. Questo atteggiamento evidenzia come la questione della fiducia resti centrale nel rapporto con le nuove tecnologie.

Tre sono le condizioni considerate imprescindibili dagli intervistati per poter delegare compiti alla tecnologia. La prima riguarda la facilità d’uso: il 54% del campione chiede strumenti semplici e intuitivi, percentuale che sale al 66% tra i Baby Boomer, una generazione meno incline a interfacce complesse. La seconda è la privacy, indicata dal 49% come elemento irrinunciabile: protezione dei dati e trasparenza nell’utilizzo delle informazioni personali sono prerequisiti fondamentali per instaurare un rapporto di fiducia. La terza è la precisione, richiesta dal 42% degli intervistati, che si aspettano dall’AI la capacità di comprendere i bisogni reali senza errori o fraintendimenti.

Il quadro complessivo è quindi quello di una popolazione che riconosce all’AI un enorme potenziale ma che non è disposta a rinunciare a sicurezza e controllo. La contraddizione è evidente: da un lato si cerca di liberarsi da incombenze ansiogene, dall’altro si teme di perdere autonomia. Questa ambivalenza riflette una fase di transizione culturale in cui la tecnologia è ancora percepita come un aiuto condizionato e non come un sostituto pienamente affidabile.

Allo stesso tempo, il ruolo dell’AI come supporto emotivo non va sottovalutato. La ricerca sottolinea come la tecnologia venga scelta sempre più non solo per “fare meglio”, ma per “far stare meglio”. In un contesto in cui ansia e stress rappresentano problemi diffusi, la possibilità di ridurre il peso delle attività quotidiane attraverso strumenti digitali diventa un fattore sociale di grande rilevanza.

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