Pechino, 16 novembre 2025 – Alibaba sta mettendo a punto un nuovo deposit token per semplificare i pagamenti internazionali, proprio mentre la Cina continua a tenere il pugno duro sulle stablecoin. A confermarlo è stato Kuo Zhang, presidente della divisione e-commerce transfrontaliero del colosso, in un’intervista a CNBC venerdì scorso. L’idea è chiara: rendere più facili le transazioni oltre confine usando una tecnologia simile alle stablecoin, ma studiata per rispettare le rigide regole imposte da Pechino.
Alibaba punta sui deposit token: la sfida dei pagamenti internazionali
Il progetto di Alibaba si basa su un deposit token, un tipo di valuta digitale legata a depositi bancari tradizionali e regolata come una passività dell’istituto che la emette. In pratica, è una sorta di stablecoin “istituzionale”, ma sotto il controllo diretto delle banche commerciali. “Vogliamo offrire ai nostri clienti esteri un modo più semplice e sicuro per pagare”, ha detto Zhang, sottolineando come questa soluzione sia pensata proprio per aggirare i limiti imposti dalla Cina all’uso delle criptovalute.
La notizia arriva a pochi giorni dal lancio del deposit token di JPMorgan Chase, la più grande banca al mondo per capitalizzazione, destinato a clienti istituzionali. È un segnale chiaro: anche le grandi banche occidentali stanno puntando su strumenti digitali e regolati per rispondere alle esigenze del commercio globale.
Pechino frena sulle stablecoin: il giro di vite continua
Negli ultimi mesi, le autorità cinesi hanno stretto la presa sul mondo delle criptovalute, bloccando sul nascere diversi progetti legati alle stablecoin. Fonti locali raccontano che tra luglio e settembre, giganti come Ant Group e JD.com hanno dovuto abbandonare i piani per lanciare stablecoin a Hong Kong, dopo il “forte disappunto” di Pechino verso queste mosse.
A luglio, sia Ant Group che JD.com avevano mostrato interesse a partecipare a programmi pilota per stablecoin o a sviluppare prodotti finanziari digitali, come obbligazioni tokenizzate. Anche istituti come HSBC e la Industrial and Commercial Bank of China, la banca più grande al mondo per attivi, avevano mostrato attenzione a queste opportunità. Ma la pressione del governo centrale ha praticamente bloccato tutto.
Restrizioni e paura delle frodi: la stretta di Pechino
Un’inchiesta pubblicata e poi cancellata dal portale finanziario cinese Caixin ha rivelato che le aziende cinesi attive a Hong Kong potrebbero essere costrette a uscire dalle attività legate alle criptovalute. Il governo avrebbe anche imposto limiti agli investimenti delle società cinesi in criptovalute e piattaforme di scambio. Ad agosto, le autorità hanno ordinato alle imprese di fermare la pubblicazione di ricerche e l’organizzazione di seminari sulle stablecoin, citando il rischio di frodi e usi illeciti.
Nonostante la linea dura di Pechino, alcune iniziative sulle stablecoin continuano a prendere forma fuori dalla Cina continentale.
Lo yuan digitale fuori dai confini: stablecoin offshore in crescita
A fine luglio, la blockchain cinese Conflux ha annunciato il lancio di una stablecoin ancorata allo yuan offshore (CNH), destinata solo a operatori stranieri e ai Paesi coinvolti nella Belt and Road Initiative. Un mese dopo, al Belt and Road Summit di Hong Kong, è stata presentata un’altra stablecoin regolamentata, legata alla versione internazionale dello yuan. Anche in questo caso, il prodotto è pensato per i mercati esteri, non per l’uso interno.
Joshua Chu, co-presidente della Hong Kong Web3 Association, spiega: “La Cina difficilmente lascerà circolare stablecoin all’interno dei suoi confini”. Una posizione che, almeno per ora, sembra destinata a restare.
Pagamenti digitali in Cina: tra controllo e innovazione
La strategia di Pechino è abbastanza chiara: sostenere l’innovazione nei pagamenti digitali solo se strettamente controllata dallo Stato o dalle banche. In questo scenario, le mosse di Alibaba cercano di trovare un equilibrio tra la necessità di efficienza a livello internazionale e il rispetto delle regole interne. Intanto, il settore resta a guardare le mosse dei grandi protagonisti – da JPMorgan alle big tech cinesi – per capire se i deposit token potranno davvero aprire una nuova strada per il commercio digitale senza infrangere i limiti imposti da Pechino.
