Roma, 22 dicembre 2025 – Nel vasto silenzio dello spazio tra Giove e Marte, la cometa 3I/ATLAS continua la sua corsa, portando con sé un mistero che da mesi tiene con il fiato sospeso gli scienziati. Gli ultimi dati, diffusi dall’Osservatorio di Monte Palomar in California, hanno messo in luce segnali inattesi: tracce di composti chimici rari e stranezze nella riflettanza della superficie. Tutto è iniziato la notte del 14 ottobre, quando il telescopio ATLAS alle Hawaii ha registrato una luminosità fuori dal comune. Da quel momento, la domanda è sempre la stessa: cosa nasconde davvero 3I/ATLAS al suo interno?
Un viaggiatore interstellare che sfida i pronostici
Gli astronomi sono convinti che 3I/ATLAS non sia una cometa qualunque del nostro Sistema Solare. La sua traiettoria, inclinata rispetto all’eclittica, fa pensare a un’origine molto più lontana. “È un oggetto interstellare”, spiega Carla Biscarini, docente di astrofisica all’Università di Bologna. “Come ‘Oumuamua nel 2017 e Borisov nel 2019, ATLAS arriva dallo spazio profondo e non gira attorno al Sole come le comete normali.” Prima di lei, solo ‘Oumuamua aveva acceso sospetti simili sette anni fa.
Ma a differenza di quel primo caso, 3I/ATLAS sembra avvolta da una cappa di gas più vasta e irregolare. Lo hanno scoperto gli strumenti spettroscopici del Very Large Telescope in Cile. “Abbiamo trovato tracce di ammoniaca e anche cianuro d’idrogeno”, dice Miguel Andrade dell’ESO. “Non è impossibile trovarli altrove, ma in queste quantità è davvero raro.”
Il ruolo dei dettagli invisibili
La vera questione rimane sempre la stessa: quali segreti si nascondono sotto la crosta della cometa? Le immagini ad alta risoluzione elaborate nelle ultime settimane dal gruppo di Sara Vercelli all’INAF di Torino mostrano minuscole variazioni nella luminosità della superficie – aree più opache alternate a zone più brillanti che cambiano col passare del tempo. Per Vercelli “questi dettagli quasi impercettibili ai telescopi meno potenti potrebbero indicare materiali esotici o addirittura strutture a strati.”
Ecco allora che 3I/ATLAS si mostra in tutta la sua complessità: non solo un blocco ghiacciato che vaga nello spazio, ma forse il residuo di un corpo celeste distrutto miliardi di anni fa. I ricercatori stanno mettendo a punto modelli termici per capire se le emissioni irregolari siano causate da sublimazioni diverse del ghiaccio o da altro ancora. Nel frattempo però il confronto con le missioni passate – come quella della Rosetta su 67P/Churyumov-Gerasimenko – sembra non bastare.
Ipotesi e retroscena dalla comunità scientifica
Non tutti concordano sulle cause delle anomalie rilevate. Alcuni studi citati da Nature Astronomy ipotizzano che l’alta quantità di cianuro possa derivare da processi chimici molto antichi legati a condizioni estreme nello spazio interstellare. Altri esperti, come il team guidato da Giovanni Paladino dell’INAF, suggeriscono che il nucleo potrebbe contenere microstrutture metalliche residue di una proto-stella o addirittura di un pianeta distrutto.
“Dobbiamo stare con i piedi per terra”, ha detto Paladino in un’intervista sabato mattina. “Per ora lavoriamo su dati incompleti, non abbiamo ancora uno spettro completo.” Ma nonostante questa prudenza, l’atmosfera negli istituti è carica di tensione: anche piccoli dettagli – come sfumature nella curva di luce – sono diventati fondamentali.
Le prossime tappe e l’attesa della comunità internazionale
Ora tutti gli occhi sono puntati sui prossimi mesi. La traiettoria di 3I/ATLAS dovrebbe farle attraversare il piano dell’eclittica tra gennaio e febbraio 2026: una finestra considerata ideale per nuove osservazioni. L’ESA (Agenzia Spaziale Europea) ha confermato che metterà al centro dell’attenzione i dati radar e infrarossi; non si esclude nemmeno una missione dedicata nei primi mesi del nuovo anno.
Nel frattempo chi segue la vicenda con attenzione alterna speranze e scetticismo. “Serve tempo e precisione”, confida una ricercatrice del Max Planck Institute, “perché dietro quei piccoli dettagli nascosti spesso c’è ciò che conta davvero.”
Così, mentre il viaggio silenzioso di 3I/ATLAS prosegue a milioni di chilometri dalla Terra, resta aperta una domanda: sotto quella superficie gelida c’è solo ghiaccio e polvere? O magari questo frammento anonimo custodisce indizi preziosi sull’origine – e sui confini – del nostro stesso sistema planetario? Le risposte arriveranno… ma ci vorrà pazienza e uno sguardo molto attento ai particolari più nascosti.
