Roma, 22 dicembre 2025 – Una cometa interstellare, battezzata 3I/ATLAS, sta attraversando il nostro sistema solare in queste ore, accendendo la curiosità e le speranze degli scienziati. Questo passaggio potrebbe rivelare qualcosa di nuovo sulle origini dei sistemi planetari. A catturare l’attenzione è soprattutto la sua natura misteriosa, con componenti interni ancora avvolti nel dubbio.
ATLAS sorprende: un ospite inatteso dal profondo dello spazio
L’osservatorio ATLAS alle Hawaii, da cui prende il nome la cometa, ha individuato per la prima volta l’oggetto il 15 ottobre 2025. Non è una cometa qualunque: 3I/ATLAS arriva da fuori del nostro sistema solare, come avevamo visto con Oumuamua e Borisov negli anni scorsi. Ma questa volta c’è qualcosa di diverso. Le analisi spettroscopiche finora effettuate mostrano anomalie nella sua composizione, con tracce di materiali mai visti nelle comete “di casa nostra”.
Gli astronomi dell’INAF di Roma spiegano: “La composizione delle polveri e dei gas emessi presenta una concentrazione insolita di elementi volatili. I dati non sono ancora completi, ma i segnali sono chiari: questa cometa ha una storia tutta sua”. Lo studio, uscito su “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society”, evidenzia composti carboniosi e ossigenati in proporzioni fuori dall’ordinario.
Nucleo enigmatico e segreti nascosti sotto la superficie
A far discutere è soprattutto cosa si nasconde dentro al corpo celeste. Il nucleo della cometa è stimato tra i 700 metri e un chilometro di diametro, ma ha una densità più bassa rispetto alle nostre comete abituali. I ricercatori dell’Università di Padova, che seguono la traiettoria con il radiotelescopio di Medicina (Bologna), raccontano: “Le emissioni radar fanno pensare a zone vuote o cavità nel sottosuolo. La sua struttura interna sembra piuttosto irregolare”. Da qui nascono ipotesi sul suo passato lontano – forse plasmato da urti violenti o processi sconosciuti nel suo luogo d’origine.
I dettagli più sfuggenti – come le variazioni nella riflettanza della superficie o picchi inattesi nei dati infrarossi – stanno diventando il fulcro delle indagini. L’astrofisica Francesca Zorzi conferma: “Cerchiamo piccoli segnali nascosti nei dati perché spesso lì si trova la chiave per capire davvero da dove viene e come si è formato”.
Cosa ci insegna sulla nascita dei pianeti
La presenza di materiali rari in 3I/ATLAS fa pensare che si sia formata in ambienti molto diversi da quelli che conosciamo qui sulla Terra. Non è solo una questione di curiosità scientifica: capire cosa contiene può darci indizi preziosi su come nascono i sistemi planetari attorno ad altre stelle.
Il professor Enrico Palumbo dell’Università di Trieste non usa mezzi termini: “Se riuscissimo a prendere anche solo pochi grammi del materiale interno potremmo riscrivere alcune teorie sulla nascita dei pianeti. La chimica racconta storie più antiche della luce che vediamo”. Intanto, le agenzie spaziali stanno valutando missioni lampo con sonde per avvicinarsi alla cometa durante il suo breve passaggio.
Contro il tempo: cosa succederà a 3I/ATLAS
Il tempo stringe. Secondo i calcoli di NASA ed ESA, 3I/ATLAS sarà osservabile dai telescopi a Terra solo per poche settimane ancora. Poi riprenderà la sua rotta iperbolica verso lo spazio profondo, destinata a non tornare mai più. Gli astronomi lavorano senza sosta: i dati raccolti in questi giorni saranno analizzati nei prossimi mesi, nella speranza di scoprire quei dettagli invisibili che tanto intrigano.
In queste notti limpide d’inverno, tra le colline del Lazio o i plateau delle Canarie, tanti occhi scrutano il cielo cercando il bagliore di 3I/ATLAS. Le domande restano molte – alcune forse senza risposta immediata. Per gli scienziati e gli appassionati con un telescopio amatoriale questa è un’occasione rara per sfiorare l’ignoto. Una manciata di dettagli invisibili, forse destinati a cambiare ancora una volta ciò che pensavamo di sapere sull’universo che ci circonda.
